Praticità, sostenibilità, efficienza: vediamo cosa conviene di più tra legno e plastica.

Che il web sia popolato da fake news non è né una novità, né un segreto. Fatto sta che, da qualche tempo proprio sul web qualcuno ha lanciato la notizia per cui i bancali in plastica supererebbero in efficienza i pallet in legno, rappresentando anche una scelta “more green”, cioè più sostenibile. E che il loro mercato sia in rapidissima ascesa.

Non siamo interessati a fornire consigli per gli acquisti sull’una o l’altra opzione, ma abbiamo deciso di analizzare entrambe le tipologie di pedane, valutandone costi, uso, manutenzione e direttive che ne regolamentano l’utilizzo e la dismissione o il riciclo.

Ad onor del vero, suonerebbe strano pensare ad un bancale in plastica come ad una scelta eco-sostenibile. Il Great Pacific Garbage Patch, l’isola di spazzatura galleggiante grande quasi 8 volte l’Italia, è composta per lo più da plastica.

Ma a dirla tutta, sembrerebbe che proprio del suo malus, la plastica, nel caso specifico delle pedane, ne abbia fatto un plus.

Si tratta infatti di un materiale che – in teoria – si degrada meno del legno. E questo, sembrerebbe il primo assunto per cui alcuni riterrebbero che i bancali in plastica debbano essere considerati “più green” dei loro antagonisti in legno. Durano di più, insomma. E quando devono essere smaltiti, possono essere riciclati.
La domanda sorge spontanea: il legno invece non si ricicla? Certo che si. Ma a quanto si afferma, entra in contatto con sostanze chimiche, oleose ecc, per via della sua porosità non si può più utilizzare, nemmeno per la combustione domestica. La plastica invece si, perché teoricamente non verrebbe permeata.

In più, l’impiego del pallet in plastica garantirebbe pesi inferiori. E ciò si ripercuote sui costi di trasporto e di conseguenza anche sulla produzione di CO2.

(Se sei interessato a rendere la tua attività più sostenibile leggi anche Lean & Green, la logistica sostenibile salva l’ambiente e fa risparmiare)

Le pedane in plastica avrebbero anche un altro vantaggio: sarebbero più durature e quindi inciderebbero di meno a livello di costi rispetto alle colleghe di legno.

E, infine, non necessiterebbero di tutti quei sistemi di tracciamento del legno e di certificazione che risultano solamente una “scocciatura”, sicuramente onerosa, né sarebbero soggette all’obbligo di trattamenti sterilizzanti visto che non vengono aggredite da microrganismi, muffe e parassiti.

Posto che la perizia nei controlli, le certificazioni non ci sembrino roba da poco, ma anzi strumenti e meccanisimi indispensabili a garantire la qualità e la sicurezza dei materiali, qualche dubbio sull’utilizzo massivo della plastica ci viene. Tanti vantaggi di sicuro, ma ritenerla una scelta “più green” del legno, ci risulta un’ipotesi ancora troppo azzardata.

Probabilmente, come in tutte le cose, la verità, che in questo caso si traduce nella convenienza, nel rispetto dell’ambiente così come nell’ergonomia ecc, sta nel mezzo.