Per Confindustria la sostenibilità è uno dei 6 assi su cui agire per il bene del Paese e la logistica ha un ruolo chiave.

Mentre ci prepariamo ad assistere alla prima edizione del salone della logistica sostenibile (Green Logistics Expo, a Padova dal 7 al 9 marzo), scopriamo che anche Confindustria pone l’accento sul tema logistica sostenibile, facendolo diventare uno dei 6 assi prioritari di intervento descritti nel suo documento frutto dell’Assise 2018.

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Il documento, pubblicato il 16 febbraio al termine della consultazione iniziata lo scorso novembre, è un piano di lavoro dettagliato e ragionato per portare l’Italia ad avere un ruolo di primo piano nell’economia mondiale.

Un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro è il terzo asse di intervento prioritario che Confindustria individua. Vediamo perché.
Un Paese che non continua a investire – nelle grandi così come nelle micro infrastrutture – non ha futuro. Le infrastrutture sono un forte elemento di inclusione perché collegano i territori, le periferie ai centri, le città tra di loro, l’Italia al mondo, dando un senso di maggiore coesione nel Paese.
Per la mobilità delle merci, occorre estendere i collegamenti ferroviari verso porti/terminali ed integrare le procedure di gestione dell’infrastruttura e di manutenzione e sviluppo al fine di puntare sull’interscambio modale mare-ferro. È questa l’unica modalità in grado di smaltire in poco tempo grossi quantitativi di merce dai piazzali dei porti italiani, inseriti in contesti urbani ormai cristallizzati, difficilmente espandibili ulteriormente e caratterizzati da un sistema viario di accesso al limite della saturazione. Le azioni concrete da implementare, in tal senso, sarebbero legate alla scelta di un numero limitato e selezionato di porti con valenza internazionale, connessi infrastrutturalmente in modo diretto ed efficiente al network dei 4 corridoi ferroviari europei che oggi collega l’Italia al resto d’Europa con un sistema di collegamenti che devono diventare sempre più prioritari per le merci. Gli investimenti per un futuro sostenibile si possono realizzare solo attraverso un’azione coordinata tra settore privato, istituzioni europee, governo nazionale, regioni ed enti locali e basata su: programmazione e valutazione di effettive priorità di intervento; certezza di risorse pubbliche per investimenti e coinvolgimento di investitori privati di lungo termine; semplificazione delle procedure decisionali e di acquisizione del consenso; adeguamento della regolamentazione della domanda pubblica e della regolazione dei mercati dei servizi generati dalle infrastrutture.
Green Logistics Expo approfondirà anche queste tematiche, in particolare durante due convegni che vedono il coinvolgimento delle istituzioni Europee.

Gli altri assi di intervento riconosciuti da Confindustria sono:

Italia più semplice ed efficiente
Troppe regole, spesso solo formali, che generano oneri impropri e contenzioso, sono da eliminare: occorre assicurare la certezza del diritto quale primo fattore di competitività del sistema. Il ruolo del settore pubblico è sostanziale nel nostro Paese e fino a che non diventerà più semplice e più efficiente, il Paese non potrà aumentare consistentemente il suo potenziale di crescita.

Prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani
L’innalzamento della crescita economica del Paese è possibile solo accrescendo la qualità e le competenze delle persone. Su questo la strada da percorrere è ancora molto lunga e passa per un sistema formativo più efficace.

L’impresa che cambia e si muove nel mondo
Negli ultimi 15 anni, tra globalizzazione e crisi finanziaria, il contesto concorrenziale è cambiato radicalmente. Le imprese manifatturiere italiane non sono state ferme. L’export italiano, anche grazie alle nuove promozioni messe in pista dal Piano Made in Italy negli ultimi 3 anni, è cresciuto nel 2017 del 7 per cento nominale, fino alla cifra record di 450 miliardi, facendo meglio di Germania e Francia. Le imprese hanno introdotto innovazioni digitali per ottimizzare i processi e aumentare la produttività. Oltre la metà di esse ha usufruito alla fine del 2017 del super-ammortamento e una su tre dell’iperammortamento. In una fase economica più favorevole, questo processo di trasformazione va accelerato e generalizzato, estendendone la portata al maggior numero di imprese per ridurre la divaricazione tra il 20 per cento di imprese globali e il 60 per cento di imprese pronte a fare il salto di qualità ma ancora non pienamente attrezzate. Così si coglierebbero appieno le opportunità offerte dal contesto internazionale e consolidare la posizione di leadership nella manifattura di qualità.
L’impresa cambia se gli imprenditori cambiano: accettando di aprire il capitale, di assumere competenze innovative e magari a loro distanti per formazione o esperienza, di investire in innovazione, di affacciarsi a nuovi mercati, in una parola, di crescere. Per crescere, servono lavoratori capaci di gestire il cambiamento grazie a una formazione 4.0 e motivati perché possono beneficiare degli aumenti di produttività con premi detassati e con un cuneo fiscale e contributivo più contenuto addirittura azzerato per i giovani neoassunti. Alla politica spetta di individuare meccanismi di accelerazione di questi cambiamenti.

Un fisco a supporto di investimenti e crescita
La politica fiscale ha bisogno di una regia chiara, ferma e coerente, che sappia essere immune da manovre volte solo a captare consenso politico e da interventi non sistematici e caotici. È necessario un profondo rinnovamento nelle relazioni FiscoImpresa. Il fisco deve premiare i virtuosi, le imprese che investono, assumono, innovano e crescono, diventando sempre più strumento di competitività del Paese e leva di sviluppo per l’intera economia. L’ottica premiale va applicata anche ai lavoratori. Europa miglior luogo per fare impresa.
Nel corso della crisi finanziaria l’Europa non è stata ferma, anzi. Sono state realizzate iniziative che hanno evitato il disgregarsi dell’euro e hanno rafforzato l’area economica. Sono state attuate politiche monetarie non convenzionali, impensabili fino a pochi anni fa per la rigida interpretazione del mandato della Banca Centrale Europea. Ora è necessario che l’Europa venga percepita di più come il luogo che semplifica la vita dei cittadini, che contribuisce in modo diretto a creare un contesto macroeconomico stabile, che realizza in prima persona politiche per la crescita.

Il documento redatto da Confindustria è uno dei testi più interessanti in circolazione al momento sul tema lavoro/economia, sarà sottoposto a tutti in partiti in campo per le prossime elezioni.
Il documento è frutto di un percorso di ascolto ed elaborazione iniziato a novembre 2017 con 10 incontri di pre-Assise a Roma (24 novembre), Milano (28 novembre), Napoli (6
dicembre), Firenze e Bologna (7 dicembre), Torino (11 dicembre), Venezia (12 dicembre), Cagliari (15 dicembre), Palermo (19 dicembre), Bari (20 dicembre) e 4 incontri di approfondimento: “L’impresa che cambia” (Milano, 16 gennaio); “Un Paese semplice ed efficiente” (Roma, 23 gennaio); “Paese sostenibile” (Gioia Tauro, 1 febbraio); “Europa miglior luogo per fare impresa” (Pordenone, 6 febbraio).
Complessivamente sono stati coinvolti 8500 imprenditori, ci sono stati 750 interventi di proposte e indicazioni di policy, e sono stati raccolti 90 documenti con contributi scritti da parte di imprese e di associazioni.

Quello che emerge da questa grande consultazione è che l’Italia è a un bivio: tornare rapidamente indietro ma senza una rete di protezione sul Paese e in particolare sui titoli del nostro debito pubblico, o andare avanti e aspirare a diventare il primo Paese industriale d’Europa.

Di fronte ad uno scenario dove le altre economia forti si stanno attrezzando per progredire (gli Stati Uniti con un’ambiziosa riforma fiscale, la Francia con riforme strutturali, la Germania con performance eccezionali in tema di esportazioni, la Cina punta su nuove tecnologie e infrastrutture all’avanguardia), come si pone l’Italia? La grande verità è che non è chiaro come si ponga il nostro Paese, non è chiara né la direzione né la velocità di marcia del suo percorso.
I concetti chiave per Confindustria sono: più lavoro, più crescita, meno debito pubblico.

[Foto: facebook.com/confindustria/]