Limitare il mercato? Eliminare i trasporti? No. Semplicemente attivare una logistica collaborativa che sia in grado di rispondere ai grandi quesiti ambientali

Il leadtime, il lasso temporale che intercorre tra l’ordine e la consegna della merce si è rapidamente accorciato negli ultimi anni.

Nell’e-commerce le consegne in 24/48 ore sono lo standard, nella GdO la committenza pretende consegne nell’arco delle 12 ore e chi si occupa del fresco lavora già riducendo ulteriormente i tempi di consegna.
La logistica ha avuto l’onere di migliorarsi e di evolversi dai suoi ritmi troppo antiquati che non stavano al passo delle nuove mutate esigenze; i tragitti intra-regionali non erano più attuali. Ed è cambiata, molto più rapidamente di quanto non si immagini.
Le piattaforme di scambio, grazie alla lettura automatizzata delle etichette, grazie a stock locators e scanner, riescono a trasferire in tempo reale. I grandi impianti automatizzati riescono a gestire in poche ore migliaia e migliaia di colli.

Ma forse si va pian piano esagerando. In fondo ci sarebbe da chiedersi chi ha veramente bisogno ricevere un libro in poche ore, un paio di scarpe o quant’altro. Quanti degli ordini, anche personali, che facciamo online, sono veramente urgenti? Ci siamo forse dimenticati di analizzare tutti i fattori in gioco, quando scegliamo una consegna “oggi per domani?” L’ottimizzazione dei carichi, la scelta dei mezzi per il trasporto, il doppio autista sul camion, sono realtà di non poco conto. Per non parlare di orari fuori dalla legalità e situazioni di stress che coinvolgono chi questo lavoro lo fa in prima persona.

Il risultato è un impatto sull’ambiente fortissimo, con una produzione di CO2 incredibilmente elevata.

Ci siamo nettamente dimenticati dell’ambiente. Ma non è necessario tornare indietro di secoli per recuperare il tempo perso. Nessuno oggi sceglierebbe di limitare il mercato o di eliminare i trasporti. C’è solo da pretendere che nei costi vengano inclusi anche quelli sull’impatto ambientale. Perché alla quadratura dei costi apparenti è necessario anche studiare i costi a 360 gradi. Si tratta di ritardare le consegna di poche ore, consentendo l’utilizzo della rete ferroviaria, riducendo di oltre il 70% la produzione di anidride carbonica. Si tratta di utilizzare meglio e di più i locker. Ed essere un e-shopper non significa doversi tappare gli occhi su questa realtà che, per altro, dovrebbe interessare tutti gli industriali ma anche i singoli privati.

Nella logica della logistica del capriccio è necessario un cambio di mentalità oltre che di approccio. Bisogna fare qualcosa di diverso come riprogettare la supply chain e ridurre i costi logistici e le emissioni. Come? Probabilmente con la collaborazione di filiera che determinerebbe un risparmio potenziale delle emissioni e anche dei chilometri percorsi, quindi dei costi di trasporto.
Ci sono ampi spazi di miglioramento. Le aziende hanno già gli strumenti per ridurre i costi e concretizzare il risparmio attraverso la collaborazione. Perché, invece, sembra ancora tutto così lontano?