Il Mezzogiorno compete a livello globale sull'Export italiano. Nella top five regionale delle PMI, per e-commerce, Campania e Puglia

In soli 4 anni, tra il 2013 ed il 2017, l’export delle imprese italiane è cresciuto esponenzialmente. Sia in relazione alla quantità di venditori che di prodotti esportati all’estero. Il Barometro di eBay che monitora l’andamento della piattaforma anche su base regionale, fornisce dati inequivocabili: è il Sud a trainare l’Export digitale, con volumi importanti. L’analisi ha permesso di stabilire che dal 2013 al 2017 i venditori sulla piattaforma e-commerce sono cresciuti del 52%, sia b2b che b2c. Il volume dei prodotti è cresciuto del 48%, incrementando l’export di 13 milioni di prodotti.
Secondo il colosso internazionale specializzato nella vendita retail, in cima alla classifica delle regioni che nel 2017 avrebbero esportato volumi maggiori, figura la Campania con 2.4 milioni, la Lombardia con 1.7 mln, Emilia Romagna e Lazio rispettivamente con 1,2 e 1,1 mln e la Puglia, new entry del 2017. Dati che farebbero presagire un incremento delle esportazioni superiore al 54% rispetto al 2013.

Quanto ai paesi in cui si esporta, i volumi delle PMI sono concentrati soprattutto verso Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, il cui mercato richiede specifiche categorie tra cui: ricambi auto e modo, prodotti della moda, tecnologia e articoli per la casa. Addirittura, in cima ai dati di export per il 2014, ci sarebbe il caffè, la bevanda principe campana.
C’è da dire che oggi, fortunatamente, grazie al marketplace online è molto più semplice esportare. Anche grazie alla tecnologia di eBay le potenzialità delle piccole e medie imprese volano alto, rendendo le aziende più competitive. Localizzarsi ovunque ed esportare a livello globale è una realtà.
Ma a questo dovrebbe sempre e comunque accompagnarsi uno sviluppo ed un adeguamento di tutta la rete che rende possibile questi fenomeni.
Un esempio lampante ne è la logistica che, se al centro-sud cerca di fare passi da gigante per rispondere alle sfide del “domani che è già arrivato”, altrove continua a peccare.

La Sicilia ad esempio, sembra ancora essere un mondo a parte. Una rete che non perdona e ritardi che penalizzano, il cui unico barlume di speranza sembra essere la pioggia di finanziamenti del piano strategico “Connettere l’Italia” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la mobilità del Paese – circa 49 miliardi per il Sud su 123 per la Penisola -, che potrebbe aiutare a ridurre il gap del Sud Italia.
Rilanciare la competitività dei porti, semplificare burocrazia e regime fiscale, potrebbe davvero rappresentare quell’input che fino ad oggi è mancato.
Quell’input che non hanno avuto gli imprenditori siciliani, che oggi trasferiscono le proprie sedi legali all’evoluto Nord, lasciando in Sicilia le sedi operative e le fabbriche.
E se la logistica serve davvero ad interconnettere, forse bisognerebbe iniziare con le rotte aeree ed i collegamenti ferroviari, passando per interventi di manutenzione, aumento delle capacità e digitalizzazione. Ed autostrade, il cui sistema infrastrutturale va dotato di strutture intelligenti.
Ultimo miglio e sostenibilità ambientale potranno essere la ciliegina sulla torta di una realtà che forse non ha da offrire esclusivamente mare, sole e cannoli siciliani.