
Si diffonde l’utilizzo di IoT e Blockchain, cresce l’interesse verso nuove soluzioni innovative. L’offerta delle startup si moltiplica e in Italia il Supply Chain Finance si afferma quale strumento per il finanziamento delle imprese, anche se le potenzialità del credito di filiera risultano ancora poco sfruttate.
Le soluzioni per il finanziamento del capitale circolante che fanno perno sul ruolo delle aziende interne alla filiera stessa, richiedono oggi di un tempo medio di incasso dei crediti che sfiora i 100 giorni; così il pagamento dei debiti ai fornitori (124 giorni) per un mercato potenziale del Supply Chain Finance pari a 637 miliardi di euro. Cifre di gran lunga superiori ai principali player come Germania (582 mld), Francia (529 mld), Regno Unito (411 mld), Spagna (341 mld) e Olanda (170 mld). Se non fosse che il mercato servito si ferma solo al 23% del totale, dominato per lo più da anticipo fattura (finanziamento fatture non riscosse), factoring (cessione dei crediti commerciali) e reverse factoring (sfruttamento del merito creditizio di un’impresa cliente finalizzato all’ottenimento di prezzi inferiori).
L’esigenza di reperire nuove forme di finanziamento per le imprese contribuisce sicuramente al proliferare di startup internazionali in ambito Supply Chain Finance, che si pongono l’obiettivo di digitalizzare la gestione dei crediti commerciali con l’offerta di servizi contestuali per le PMI. In questo senso, il ruolo degli operatori logistici diventa sempre più rilevante in quanto, da gestori del flusso delle merci e dei loro clienti, possiedono una visibilità costante dei flussi finanziari dell’intera filiera.
Di recente, l’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano ha mostrato i risultati di una ricerca condotta proprio in questa direzione, sulle nuove prospettive del credito di filiera.
Secondo l’Osservatorio, in Italia il Supply Chain Finance è una realtà ormai affermata ed in evoluzione costante. C’è un fermento particolare per l’ingresso di nuovi operatori internazioni e startup sul mercato che offrono servizi molto snelli, radicati su piattaforme digitali. Le imprese italiane adottano sempre più nuovi modelli di business mutuandoli dall’estero, perché trovano una rapidissima applicazione sul mercato italiano.
I primi esempi di implementazione di Blockchain e IoT sono oggi una realtà e probabilmente la tecnologia sarà il vero acceleratore per un Supply Chain Finance digitale.
Nell’ecosistema della supply chain il ruolo degli operatori logistici oltre ad essere molto attivo è anche sempre più decisivo. La logistica partecipa infatti alle soluzioni di Supply Chain Finance seguendo principalmente 4 modelli di business.
Gli operatori logistici forniscono soluzioni per ampliare i tradizionali servizi della logistica, entrano nel mercato e sfruttano la cooperazione degli istituti finanziari per attirare nuovi partner, si presentano come protagonisti di alternative finance investendo le proprie competenze e risorse in una società che offre soluzioni di finanziamento delle fatture o delle scorte e infine, offrono supporto al capitale circolante dei propri clienti.
Secondo il report dell’Osservatorio, gli asset più finanziati dagli operatori logistici sono quelli legati alla movimentazione merci e investimenti in innovazione; crediti o debiti commerciali, ovvero operatori che agiscono come finanziatori ed infine le scorte, soluzioni cioè che monetizzano il capitale rimasto immobilizzato nelle scorte di magazzino.
Dal punto di vista dei bilanci – a livello internazionale – degli ultimi 4 anni, i dati raccolti dall’Osservatorio dimostrano una probabilità di defaul fortemente influenzata dalle modalità di gestione del capitale circolante. A questo proposito, l’analisi suggerisce la necessità di integrare gli attuali modelli di valutazione del credito per aumentare la capacità predittiva oltre che la reattività delle imprese. Un modello simulativo applicato su una filiera nell’arco temporale di un decennio è capace di mostrare il ruolo predittivo dei dati e di anticipare con ottima approssimazione le possibilità di default delle imprese.