
Il Meridione ricomincia ad investire e lo fa grazie ad una solidità patrimoniale e finanziaria in grande crescita. Il tessuto produttivo si ripopola di imprese di piccolissime dimensioni che però fanno fatica a ingrandirsi. Due le sfide decisive: favorire la crescita dimensionale e attivare il potenziale degli investimenti.
A fare il punto sulla crescita delle piccole e medie imprese è il Rapporto PMI Mezzogiorno 2018 di Confindustria e Cerved che, in collaborazione con il centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, ha valutato un campione di imprese di capitale tra 10 e 250 addetti. Un campione esaustivo del tessuto imprenditoriale meridionale, composto da 26 mila aziende, che vanta un fatturato di 130 miliardi di euro, circa il 10% del PIL dell’intero Mezzogiorno.
Dagli indicatori contenuti nel rapporto si evince come, nell’insieme, la marcata flessione subita tra 2007 e 2014 (-14%) sembra essersi arrestata e il sistema delle PMI meridionali abbia ripreso a crescere a ritmi superiori rispetto ai livelli nazionali (+4,1% rispetto al +3,6%). Una tendenza incoraggiante se si tiene conto anche del calo delle cessazioni, attestato sui livelli fisiologici del -25% nel biennio 2016/2017. Elevata la natalità invece che tocca il nuovo record di 35mila imprese anche se oltre metà sono piccolissime Srl semplificate, con meno di 5000 euro di capitale.
In un simile panorama, la vera sfida del Mezzogiorno è il salto dimensionale di tutte le categorie di imprese, che possa infoltire il tessuto imprenditoriale del Meridione. A farlo sperare, secondo Confindustria, sono i conti economici in ripresa e l’amento del fatturato (+2,7%), oltre che l’affidabilità credizia testimoniata dalla valutazione delle imprese come sicure e solvibili.
Ma il principale segnale del cambiamento in atto viene dal forte incremento del potenziale di investimento che, dopo una importante contrazione, migliora esponenzialmente in tutte le regioni considerate. Fra il 2015 ed il 2016 gli investimenti aumentano passando dal 5,9% all’8,5% superando le medie nazionali.
I numeri delle imprese industriali del Sud
Ancora meglio fanno le imprese industriali di Campania, Puglia e Sicilia, i cui investimenti superano il 10% delle immobilizzazioni. I livelli di rischio si mantengono molto contenuti e ciò porta a pensare che circa 7mila PMI con fondamentali più solidi, potrebbero aumentare il proprio indebitamento fino a 9,4 miliardi di euro. Un dato importante, pari al 22,4% dell’attivo, che se trasformato in investimenti incrementerebbe significativamente la capacità produttiva meridionale.
Circa 5 miliardi di questo potenziale si riferiscono a 6mila piccole imprese che grazie all’ulteriore indebitamento “sostenibile” potrebbero scommettere sulla propria crescita produttiva e dimensionale; 1,8 miliardi di euro invece fa riferiemento a circa 1 migliaio di piccole e medie imprese ad alta automazione. Questo perché anche al Sud Industria 4.0 si conferma la strada per irrobustire il tessuto produttivo, soprattutto quello industriale che sembra aver pagato caro il prezzo della crisi ma che oggi mostra i maggiori segni di vitalità.
Malgrado le imprese industriali scontino il peso di diseconomie esterne che ne limitano le performance, secondo i dati del Report di Confindustria già il 2015 aveva fatto registrare un primo segnale di crescita. Nell’anno di riferimento, il numero delle PMI industriali al Sud era infatti crescito dello 0,7% ed il loro fatturato del 4,8% (2016), cioè di un punto e mezzo percentuale in più rispetto alla media nazionale.
Lo stesso vale per i margini lordi delle PMI industriali, in aumento del 3,2%, il doppio del complesso delle PMI anche se meno rispetto alle italiane in genere (+4,6%).
Congiuntura positiva quindi per il Sud, dove i tassi continueranno a crescere in maniera omogenea rispetto al resto del Paese anche se secondo le previsioni i margini si manterranno al di sotto della media nazionale. Ma l’intensità con cui si sta consolidando l’andamento in positivo mostra che c’è ancora molto da fare per trasformare questi segnali in un miglioramento complessivo della situazione economica del Mezzogiorno.
In altre parole, non mancano di certo le sfide. Prima fra tutte rinfoltire le medie imprese di capitali, potenziare le forme di investimento con un migliorato accesso alle fonti di finanziamento e utilizzare finanza e credito come mezzi per l’incentivazione.
Se a tutto ciò si aggiungerà anche un’ottimizzazione dei fondi europei, le imprese, il mondo della finanza e le istituzioni potranno sicuramente risollevare in maniera rapida le sorti delle imprese dell’intero Sud Italia.