
Nella valutazione dei danni che si verificano sulle strutture industriali la normativa di riferimento impone lo scarico della scaffalatura e talvolta anche il divieto di ricaricarla entro le 4 settimane successive al danno. Una pratica utile a tutelare la salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro di chi opera all’interno dei magazzini. Eppure non sempre le buone pratiche ed il buon senso prevalgono, quanto meno a scopo preventivo, sulle decisioni di chi si trova ad ovviare ad un danno.
La riparazione di un montante danneggiato, con la spalla completamente carica è generalmente in conflitto con le norme di sicurezza e non è complicato comprendere l’alto rischio corso da chi si trovi ad eseguire un lavoro simile sotto l’incombenza di una scaffalatura carica.
Può verificarsi infatti che un componente danneggiato causi un collasso immediato ma anche ritardato, pur non essendoci forze significative che agiscono sull’intera struttura. L’arco di tempo necessario al collasso non è realmente stimabile e potrebbe verificarsi anche durante la riparazione.
Secondo uno dei consulenti esterni della Federazione dei Costruttori Europei di Scaffalature ERF – European Racking Federation -, il Prof. Dieter Ungermann “è fondamentale che la capacità portante di una struttura dopo la sua riparazione sia completamente confermata rispetto alla capacità originariamente specificata e che ugualmente confermata sia la sicurezza nell’uso. Questo accadrà sempre quando il componente danneggiato viene sostituito da un componente originale identico e quando, durante il lavoro di sostituzione, il componente strutturale non è caricato”.
Danni importanti, quindi, che rientrino negli alti livelli previsti dalla classificazione del rischio, richiedono l’immediato scarico della scaffalatura, come suggerisce anche la norma EN15635 per la sicurezza dei sistemi di stoccaggio statici d’acciaio, al fine di mantenere le condizioni operative sicure.
Anche la SEMA, Storage Equipment Manufacturers Association, ovvero l’Associazione dei Costruttori Inglesi si è espressa a riguardo esponendo la propria posizione, ricordando che “La garanzia del produttore e la capacità di carico garantita, come esposta nella targa di portata, diventano nulle e non più valide una volta che qualsiasi terza parte abbia eseguito riparazioni della scaffalatura mediante raddrizzamento. Qualsiasi terza parte che esegua questo tipo di lavoro diverrà dunque responsabile non solo per il lavoro che ha compiuto, ma anche per l’integrità strutturale di tutta la scaffalatura”.
La posizione di SEMA in riferimento alle riparazioni che promuovano il criterio secondo cui non sia necessario scaricare i pallet per concludere una riparazione è abbastanza chiara. Non scaricare la struttura significa provocare un altissimo rischio per l’incolumità delle persone specialmente qualora sia stato identificato un danno in grado di minacciare la sicurezza dell’intera scaffalatura.
Per questo motivo, anzi, l’Associazione rimanda alla necessità di attivare controlli urgenti affinchè la struttura non venga utilizzata fino a quando non saranno ripristinate le condizioni originarie di sicurezza.
È quando si osservano i rischi a lungo termine di una simile decisione che forse è più facile rendersi conto di quanto sia necessario valutare e rispettare le norme di sicurezza.
Sopratutto perché non esiste un metodo applicabile per il calcolo strutturale e della capacità di carico a seguito di una riparazione, senza che siano realizzati test sperimentali da parte del produttore. I valori di progetto dei componenti danneggiati dipendono infatti dal tipo di scaffalatura e sono noti soltanto al produttore. Pertanto, adeguarsi alle linee guida è uno dei metodi per garantire un ambiente di lavoro sicuro, mentre non adeguarsi potrebbe causare incidenti a cui l’azienda sarà chiamata a rispondere. A sollevarsi è quindi anche un problema di responsabilità, oltre che di reale pericolo.
Ciò che è estremamente certo è che una formazione continua del personale coinvolto nell’uso delle attrezzature di immagazzinaggio, riduce fortemente la quantità dei danni e la conseguenziale necessità di riparazioni.
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