
L’uso continuato del carrello elevatore espone il corpo a vibrazioni che possono diventare causa di problematiche fisiche anche gravi. Accade soprattutto quando non si presta la dovuta attenzione alle principali norme di prevenzione o di manutenzione, ma anche quando i turni di lavoro sono perpetrati in un lasso temporale discretamente lungo.
Anche in assenza di effetti patologici, l’esposizione a vibrazioni può procurare disagio e disturbi nell’espletamento dei compiti del carrellista.
La normativa
A tal proposito, i rischi che derivano dalle vibrazioni sono stati valutati dal Testo Unico(D.Lgs 81/2008) e dalle norme UNI EN ISO 5349-1 e UNI EN ISO 5349-2 oltre che nella Direttiva Macchine (D.Lgs.17/2010). E’ soprattutto l’articolo 202 del Testo Unico che, nei commi 1 e 2 prescrive l’obbligo da parte dei datori di lavoro di valutare il rischio da esposizione a vibrazioni. La valutazione può essere realizzata senza che siano effettuate misurazioni, qualora siano reperibili i dati di esposizione presso banche dati delle regioni, dell’ISPESL o presso i produttori. Mentre nel caso in cui tali dati non siano reperibili, il livello delle vibrazioni meccaniche deve essere obbligatoriamente misurato.
Il Testo Unico fornisce la definizione di vibrazioni trasmesse al corpo intero intese quali “vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al corpo intero, comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide”.
E’ noto che le diverse attività svolte a bordo dei mezzi di trasporto e di movimentazione espongano il corpo ad impatti e vibrazioni nocive per i soggetti esposti, tali da rientrare nell’ambito di applicazione della normativa. In linea generale, i valori delle vibrazioni a cui sono soggetti i carrellisti vengono rilevati su tre assi. L’asse verticale, che presenta il rischio maggiore a causa delle oscillazioni e dei sobbalzi a cui è sottoposto il carrellista considerata la prolungata posizione che assume per lungo tempo in uno spazio ristretto; gli assi trasversale e longitudinale che sono interessati in misura minore. Generalmente la modalità ed i tempi di utilizzo dei mezzi, modificano i valori del rischio, ragion per cui il produttore è tenuto ad accertarsi che il libretto contenga specifiche su valori emessi e valori limite.
Natura delle vibrazioni
A seconda delle parti del corpo coinvolte, le vibrazioni si distinguono in due tipologie: le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio e quelle trasmesse al corpo intero. Le prime derivano dall’utilizzo di un’apparecchiatura mobile impugnata dal lavoratore; nel secondo caso invece, si tratta di vibrazioni trasmesse al corpo intero ed includono quelle ricevute dall’operatore a bordo di macchine semoventi su gomma o cingoli e su mezzi di trasporto, attraverso sedili o pianali oppure quelle ricevute in prossimità di macchinari fissi.
In linea generale, le vibrazioni sono prodotte dal motore dei mezzi utilizzati e dal loro spostamento su superfici (accidentate o meno), dalla velocità del mezzo, dalla tipologia del sedile utilizzato e, infine, dalla manutenzione delle sospensioni del mezzo.
Patologie derivanti dall’esposizione alle vibrazioni
Lavorare in presenza di vibrazioni comporta l’assunzione di posture forzate per il mantenimento dell’equilibrio ed un sensibile incremento delle forze di compressione sui dischi intervertebrali, soprattutto nelle operazioni di movimentazione di carichi, trasporto materiali, spostamenti, che sono frequenti in tutte le operazioni svolte dai conducenti di carrelli elevatori.
Nel caso in cui ci si trovi in presenza di una esposizione rilevante a vibrazioni trasmesse al corpo intero, i principali problemi di salute riscontrati consistono infatti in patologie legate alla colonna vertebrale. Spesso si tratta di traumi localizzati nella zona lombare come lombalgie, discopatie, ernie del disco. Ormai nota e documentata è la relazione fra l’esposizione a vibrazioni che contemplano l’intero corpo e l’insorgenza di patologie a carico della colonna vertebrale. Pur non esistendo una relazione quantitativa in grado di descriverla, la norma UNI EN ISO 2631-1 fornisce delle linee guida per gli effetti sulla salute.
Calcolo dell’esposizione a vibrazioni
L’esposizione si calcola considerando la componente assiale massima dell’accelerazione. Il TU dispone che nei brevi periodi – pochi minuti -, le vibrazioni non superino l’1,5m/s2. Ed è sempre necessario rimanere al di sotto del valore limite, mentre il valore d’azione è una soglia che se superata obbliga il datore di lavoro al controllo e alla sorveglianza sanitaria utili alla riduzione dell’esposizione alle vibrazioni.
Possibili soluzioni al rischio vibrazioni
Un corretto utilizzo da parte dell’operatore che lavora sul mezzo e una continua manutenzione possono sicuramente ridurre il rischio dell’insorgenza di patologie legate alle vibrazioni. Non solo: nella valutazione del rischio è molto importante che sia tenuta in conto anche l’eventuale esistenza di attrezzature alternative, progettate al fine di ridurre i livelli di esposizione alle vibrazioni meccaniche. Oggi, i costruttori, nella produzione di nuovi macchinari, hanno l’obbligo di ridurre al minimo il rischio vibrazioni ma devono anche fare riferimento alla valutazione comparativa dei valori di emissione dichiarati per simili tipologie di macchinari.
Una prevenzione possibile?
La prevenzione dalle vibrazioni sui carrelli elevatori include anche tanti fattori legati allo stress ergonomico. Tra questi, la postura assisa con arti impegnati alla guida e movimenti del collo e del tronco – specialmente in fase di retromarcia – impropri o improvvisi. L’automazione può, in certi casi, venire incontro nella risoluzione di quest’ordine di problematiche. Anche lo stesso carrellista può, in un certo qual modo, tenere a basa il rischio riducendo l’accelerazione e prestando attenzione alle superfici non uniformi, ai dislivelli e gli ostacoli presenti sulla sua direzione di marcia.
Oggi i costruttori sono impegnati in una sfida a metà fra l’ergonomia e la sicurezza sul lavoro. Tanto è stato fatto negli ultimi decenni, ancora molto rimane da fare sul fronte dell’individuazione di percorsi alternativi in grado di limitare i rischi a cui, ogni giorno, il conducente di carrrelli elevatori è sottoposto.