
Abbiamo parlato della formazione e dell’esperienza logistica con Antonio Malvestio, Presidente del Freight Leaders Council, che tiene un ciclo di lezioni nel Master di II livello presso l’Università di Tor Vergata di Roma Gestione e tecnica dei trasporti e della logistica.

La logistica impone una conoscenza acquisita sul campo, oltre che un ciclo di studi utile a conoscere il settore e le problematiche inerenti. Quanto sono importanti formazione ed esperienza?
I logistici di oggi che stanno arrivando a fine carriera sono tutti partiti dalla produzione o dagli acquisti. Quindi si può imparare sul campo. Un ciclo di studi specifico che, dopo aver fornito una panoramica di quanto esiste e si fa, mostri problemi e modi di risoluzione eviterà o almeno limiterà gli errori più comuni che si fanno e potrà suggerire soluzioni out of the box che altrimenti vengono in mente dopo qualche anno di lavoro – afferma Malvestio. Dunque certamente logistica a scuola ed all’università. Servirebbe un’infarinatura di base in ogni corso di studi, anche nei licei. Per esempio, al classico si potrebbe partire dalle traduzioni dal latino e dal greco che parlano degli eserciti antichi e delle salmerie, per arrivare alla storia ed i problemi logistici degli eserciti tanto importanti come la battaglia delle Ardenne o il ponte aereo di Berlino. L’università ovviamente affronterà in profondità le problematiche tipiche, ma sarà utile se fornirà esempi reali recenti di problemi e relative soluzioni.
Oggi la formazione è inarrestabile. Forse anche perché aggiornarsi significa rispondere meglio alle sfide che la logistica stessa impone. È d’accordo?
Il mondo della tecnologia e dell’industria è circondato da riviste specializzate: la lettura di queste riviste, che siano di carta oppure on line, – prosegue il Presidente del FLC -, costituisce una forma utile di aggiornamento. Si dice che oggi chi inizia una facoltà tecnica studierà delle cose nei successivi 5 anni, molte delle quali non esistenti all’inizio del corso. Ci sono aree come l’informatica, non solo software, ma anche hardware, dove il progresso tecnologico è rapidissimo ed il rischio di obsolescenza dei tecnici è elevatissimo. Dunque occorre aggiornarsi in continuazione e dedicare anche tempo all’aggiornamento degli altri per travasare le proprie conoscenze.
Quali sono, oggi, i limiti della formazione in questo campo?
L’istruzione in Italia è generalmente impartita privilegiando gli aspetti teorici. Terminate le prime due classi della scuola elementare in cui si impara a leggere e far di conto, cioè si imparano tecniche pratiche specifiche, tutto il curriculum è fitto di teoria e le esercitazioni pratiche sono limitate. Anche negli istituti tecnici le esercitazioni pratiche sono limitatissime anche per ragioni di costo. Utensili e materiali per un tornio costano parecchio e pochi istituti tecnici sono gestiti in modo da ottenere finanziamenti e donazioni. Inoltre, sempre riferendomi agli istituti tecnici, la tecnologia corre e quello che si studia è generalmente obsoleto.
Lo stesso vale per l’università dove, salvo poche eccezioni, lo studio è teorico. Un ingegnere che esce dall’università praticamente non sa far nulla e deve imparare: è però costruito come una macchina per imparare e generalmente impara presto.
Dunque eventuali studi di logistica impartiranno nozioni teoriche da flettere sul campo, una volta al lavoro, considerando la realtà in cui ci si ritrova ad agire. Purtroppo la vastità dell’area coperta dalla logistica richiederebbe un corso di laurea a parte, ma neppure nelle università straniere più avanzate si riesce ad imparare tutto quello che serve.
Posto che la logistica si veste di nuovi interrogativi, quanto e in cosa è utile una formazione sui temi della logistica e dei trasporti?
Io dico sempre agli studenti di non dimenticare mai la prima legge della logistica: quello che è la migliore soluzione oggi, diventa sbagliato già domani. Per esempio il costo dei carburanti può far cambiare una decisione da oggi a domani. Oppure è facile capire come la sostenibilità ambientale dovrà far ristudiare praticamente tutti i processi della logistica. Ciò nonostante è indispensabile l’istruzione: se io so, sono già un pezzo avanti, non rifaccio gli stessi errori e corro più in fretta. Quindi istruzione, istruzione ed ancora istruzione e poi aggiornamento continuo e scambio di esperienze con colleghi di settore anche al di fuori delle aziende.
Cosa non riesce più a fare, l’esclusiva conoscenza sul campo, rispetto a ieri?
La conoscenza sul campo continua ad essere utilissima: io dico a tutti i managers delle società di spedizione di farsi qualche viaggio sui camion per vedere come si consegna ai clienti – continua Malvestio. Tuttavia, durante una carriera, si cambiano pochi lavori. Un logistico che lavora in una multinazionale con stili di lavoro avanzati cambierà incarico diciamo ogni 3 anni e quindi farà una decina di lavori, magari alcuni non del tutto diversi. Ma la logistica ha ben più di 10-12 settori e quindi occorre studiare l’ambiente, tanto più che per fare un po’ di lobbying logistica occorre avere in mente una chiara panoramica del mondo con cui si ha a che fare. Un tecnico che si occupa per esempio di trasporti stradali internazionali, deve conoscere le tematiche ferroviarie, deve conoscere tutto sul trading internazionale, sugli Incoterms e sulle lettere di credito e così via.
Il Freight Leaders Council dedica tempo all’istruzione attraverso i suoi membri che svolgono lezioni di logistica in diversi master universitari. Quale, la metodologia?
La metodologia è quella di portare la propria esperienza agli studenti – prosegue il Presidente del Freight Leaders Council. Per prima cosa, per presentare casi particolari, problemi e soluzioni. Poi, per indicare un metodo di approccio: studio della problematica, analisi delle soluzioni, prove e relativa analisi dei risultati e poi via con l’esecuzione. Infine per indicare gli approcci vincenti. Per esempio analizzare ogni problema end-to-end per evitare soluzioni che vanno bene nel particolare, ma che inevitabilmente generano problemi in altri anelli della catena logistica, se non analizzati prima. Un altro esempio è quello di insegnare che la catena logistica dei FMCG va disegnata a ritroso partendo dallo scaffale via via fino a chi produce le materie prime. Un’analisi a ritroso insegna elementi che altrimenti si scoprono quando è troppo tardi con generazione di costi notevole.
Un’ultima considerazione finale.
Gli ingegneri sono tecnici e si divertono con i meccanismi, gli algoritmi ed i computers, ma sono principalmente degli analisti dei costi – chiosa Malvestio. Non si decide nulla, e questo vale anche in logistica, se non si sanno valutare i costi in dettaglio – fino alla terza cifra decimale almeno! Quindi, qualsiasi scuola insegni logistica deve tassativamente occuparsi delle valutazioni economiche, del ROI, degli ammortamenti, della legislazione che fornisce aiuti all’industria per essere veramente in linea con il presente ed il futuro.