
Costituito da produttori di batterie sia italiani che esteri, il Consorzio Consibat opera su tutto il territorio nazionale dal 2011, svolgendo un ruolo rilevante nella raccolta e nel riciclo delle batterie esauste.
Oggi più che mai il riciclo è un impegno dovuto, sia verso l’ambiente che nei confronti delle nuove generazioni. Ed è grazie alla collaborazione con aziende altamente qualificate che, accumulatori al piombo al termine del proprio ciclo di vita, vengono quasi integralmente recuperati, nel rispetto delle vigenti normative ambientali.
I protagonisti della filiera
Nella filiera operano diverse figure. La prima è rappresentata dai raccoglitori incaricati, ovvero aziende autorizzate che, per conto di Consibat, recuperano presso i soggetti che hanno necessità di smaltire, le batterie esauste. I raccoglitori incaricati hanno il dovere di depositare le batterie all’interno di cassonetti da 500 a 1000 lt, in determinate aree autorizzate all’interno del loro impianto di stoccaggio. Le aree autorizzate, secondo normativa, devono essere dotate di inclinazioni di sfogo e pozzetti di recupero per eventuali perdite di acido. I raccoglitori avranno il compito di trasferire le batterie esauste presso l’impianto di recupero indicato dal Consorzio; tra queste ultime due parti sarà infatti stato stipulato un contratto di acquisto, dietro riconoscimento di un valore per l’esausto calcolato sulla base dell’indice LME (London Metal Exchange), quotazione media del piombo del mese precedente a quello di consegna.
Un’altra figura fondamentale del ciclo è dunque l’impianto di recupero, che prima di accettare l’esausto, ne verifica la conformità attraverso ispezioni a campione volte a stabilirne il rispetto di parametri che ne confermano l’accettazione. Una volta accertata la conformità, l’impianto riceve le batterie esauste e si occupa di emettere il bollettino di collaudo da inoltrare al Consorzio contenente il quantitativo riscontrato, per procedere alla corresponsione delle spettanze.
Ma come avviene il recupero delle componenti destinate al riciclo?
Le 3 fasi del processo di recupero
Verificata la conformità del materiale, all’interno degli impianti di recupero si svolge un primo step detto scassettamento che consiste nella frantumazione delle batterie e nella suddivisione delle parti (piombo, plastica ed acido). Il piombo viene fuso ad alte temperature e conferito in coppelle contenenti altri elementi, la cui interazione porta alla fomulazione del piombo riutilizzabile. Dalle coppelle si passa poi alla formellatura, che prepara il piombo in blocchi pronti per essere venduti. L’acido e il polipropilene infine, vengono trattati e venduti ad aziende terze, le quali li utilizzeranno in futuri processi produttivi.
Un occhio di riguardo all’ambiente
Consibat opera con aziende certificate, con impianti a norma. Il livello di sicurezza ambientale garantito dalla filiera è alto, persino nelle più delicate fasi della fusione del piombo. E’ proprio durante questa attività che vengono prodotti fumi nocivi, i quali vengono incanalati in tunnel realizzati con materiali impregnati da particolari sostanze le quali hanno il compito di purificare l’aria. L’intera filiera segue criteri molto rigidi, sottoposta al controllo costante dell’Arpa, organismo incaricato per la vigilanza in merito al rispetto delle norme di sicurezza ambientale.
I contatti di Consibat
Per informazioni e contatti è possibile consultare il sito www.consibat.eu, contattare il Consorzio al numero +39 035 670983 o via mail all’indirizzo: info@consibat.eu