Un interrogativo che suona allarmante, un campanello che forse sarebbe bene ascoltare oppure un andamento fisiologico che non deve destare preoccupazione?
Il Centro Studi di Confindustria ha di recente sottolineato come gli indicatori congiunturali dell’Eurozona stiano ripiegando dai massimi pluriennali di inizio 2018.
Un rallentamento che pare essere fisiologico. Nel 2017 infatti, l’Eurozona è cresciuta al tasso più alto degli ultimi 10 anni, con un PIL che ha registrato un incoraggiante +2,4%. Sembra quindi normale un ritorno verso quella che è la crescita potenziale (1,5%). Tuttavia, i segnali di decelerazione non vanno ignorati soprattutto in un contesto economico e politico globale in tensione come quello che offre l’attuale congiuntura storica.

Se un anno fa, si era appena all’inizio di un ciclo rialzista, oggi sembra che per quanto riguarda l’Eurozona, il ciclo economico si sia rafforzato e, pur non percependo rischi significativi nell’immediato futuro, abbia raggiunto il suo picco.

Ne è convinto anche il Presidente della BCE Mario Draghi che all’incontro di Primavera del Fondo Monetario Internazionale ha affermato che nonostante gli ultimi indicatori economici suggeriscano che il ciclo economico potrebbe aver raggiunto il suo picco, si prevede comunque una dinamica di crescita continua.
Il ridimensionamento della crescita potrebbe comunque aver già sortito qualche effetto negativo sugli indicatori di fiducia globali, ha sostenuto il Presidente della Banca Centrale Europea.

Ed in effetti, il Centro Studi di Confidustria individua, in tal senso, tre principali fattori di rischio: partendo dal contesto geo-economico con il protezionismo, l’accordo Iran e le sanzioni della Russia, unitamente alla fine dello stimolo monetario e all’incertezza e profonda sfiducia politica.

Molti sono oggi gli indicatori congiunturali in calo, tra cui, in primis, la fiducia di imprese e famiglie.

Sarà opportuno, secondo il Centro Studi, che le istituzioni europee così come i governi nazionali monitorino in maniera attenta le dinamiche della congiuntura, tenendosi pronti a limitare quelli che potrebbero essere i rischi – interni ed esterni – al ribasso.
“La conservazione di un commercio libero e aperto sostenuto dalla cooperazione multilaterale – ha dichiarato Draghi a Washington -, è l’unica via utile a promuovere un ambiente economico globale favorevole”.