Promosso dal Consorzio Interuniversitario per l'Informativa, rafforzerà il ruolo tecnologico dell'Italia in Europa e nel mondo, consegnando alle aziende gli strumenti per tenere il passo con la digital transformation

Quando si parla di Machine Learning, di reti neuronali ma anche di computer vision, ormai non stiamo più facendo voli pindarici riferendoci a chissà quale teoria fantascientifica. Stiamo parlando di un campo in cui l’Italia prova già oggi a giocare la sua partita, malgrado i ritardi dovuti soprattutto alla mancanza di finanziamenti. Specialmente se ci si paragona ai giganti statunitensi o cinesi.

Ma se c’è una cosa su cui siamo bravi, quella è certamente la ricerca teorica.
Ed è proprio per mettere insieme le eccellenze accademiche italiane che è nato il Laboratorio Nazionale di Intelligenza artificiale e Sistemi intelligenti Aiis. 44 le università aderenti, per oltre 700 ricercatori impegnati. Un progetto promosso dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica che vuole gettare le basi per la creazione di una rete, un sistema italiano dell’intelligenza artificiale che aspiri a evidenziare le eccellenze nazionali. Lo scopo? Rafforzare il ruolo tecnologico e scientifico dell’Italia nel mondo.

Il laboratorio, costituito in poco più di 20 giorni, avrà i suoi gruppi di lavoro tematici – vista la vastità dei temi affrontati – e le diverse aree di ricerca si confronteranno in diversi campi applicativi, oltre a porsi in relazione a iniziative come i Cluster nazionali ed i Competence Center legati ad Industria 4.0.

La quasi totalità della comunità accademica informatica italiana, rappresentata da un unico laboratorio nazionale, non potrà che essere un’opportunità enorme per colmare il gap con le altre nazioni. E a quanto pare sembra che il mondo accademico voglia fare questo passo in maniera oculata, rompendo con i tradizionali parametri accademici e sconfinando nel mondo industriale e delle start up.

Oggi l’IA può essere un grande riscatto oltre che un’occasione importante per l’Italia e, per questa ragione, bisognerà che il mondo universitario stia al passo con l’accelerazione indotta dalla digital transformation. Il Bel Paese eccelle infatti in teoria: nelle classifiche sul numero di pubblicazioni scientifiche in merito, si piazza al quinto posto davanti a Inghilterra e Germania ma come start up attive nel settore è solo 22esima.
In un simile panorama, creare un sistema nazionale è d’obbligo se si intendono spingere le attività e le eccellenze, perché un singolo gruppo di ricerca non è più sufficiente a dare risposte esaustive in tempi brevissimi.

Tante le sfide che le imprese italiane si trovano ad affrontare. E altrettante le problematiche da sciogliere per il Laboratorio Nazionale sull’Intelligenza Artificiale.
In Italia la quantità di investimenti non consente di tenere il passo con i laboratori americani, ma grazie a questa unione forse le aziende troveranno la ragione per finanziare la ricerca in questa direzione. L’industria chiede prototipi che funzionano, ma la ricerca non può fermarsi solo davanti alla progettazione. Servono soluzioni win-to-win, che diano risultati sia alla ricerca scientifica che alle aziende contemporaneamente.

Ed in quest’ottica, il laboratorio si confronterà con molteplici campi di applicazione dell’IA, cercando di coinvolgere quante più aziende possibile: dalla medicina ai trasporti, perfino al contrasto delle fake news.

Un network di ricerca che punta insomma ad essere forte non solo a livello teorico ma anche nell’applicazione a livello industriale, pur con tutti i problemi di privacy e mancanza di trasparenza che le nuove tecnologie propongono. Rafforzare la ricerca italiana e creare un collegamento con le eccellenze scientifiche è però fondamentale oggi. Per supportare il ruolo dell’Italia nel panorama mondiale e per sostenere l’industria made in Italy, rafforzando l’eccellenza scientifica ed il ruolo del Bel Paese in tutte le iniziative europee e internazionali. Così da avere accesso agli investimenti in tecnologia e ricerca, promuovendo lo sviluppo di nuove start up innovative e nuove forme imprenditoriali.

Obiettivi ambiziosi, ma non privi di concretezza. Solamente il prossimo futuro ci darà ragione di pensare se il binomio accademia – industria è destinato a convolare a giuste nozze.