Tra gennaio e luglio 2018, sono quasi 380mila i casi di infortunio rilevati dall'Istituto, 587 dei quali con esito mortale

Sette mesi di rilevamenti da parte dell’Istituto di previdenza che vanno a confluire nella sezione Open data del sito Inail, nella quale sono state pubblicate anche le tabelle di confronto tra i dati su infortuni e malattie professionali dei primi sette mesi del 2017 e del 2018. L’Istituto ha previsto, grazie ad un adeguamento dei sistemi, anche il confronto mese per mese nel parallelismo tra i due anni di riferimento.

Intanto, dati alla mano, scende la percentuale dei casi di infortunio tra gennaio e luglio 2018, che sono stati 379.206 (-0,3% rispetto allo stesso periodo del 2017), dei quali 587 letali. In aumento invece le denunce di malattia, che nei primi 7 mesi dell’anno sono state 37.501, ovvero un +3,5% rispetto l’anno precedente.
Al 31 luglio, i dati hanno evidenziato a livello nazionale un decremento sia dei casi che si sono verificati durante lo svolgimento dell’attività lavorativa (da 325.390 a 325.054), che dei casi in itinere, nel tragitto tra posto di lavoro e abitazione che sono scesi dell’1,3%. Tra gennaio e giugno di quest’anno si è registrato anche un decremento nella gestione Industria e servizi dello 0,2% e in Agricoltura, mentre risulta in aumento dello 0,1% nel Conto Stato.

Entrando più nello specifico, dall’analisi territoriale, l’Inail evidenzia una stabilità di casi nel Nord-Ovest (-0,04%) e decrementi sia per il Centro (-1,8%) che le Isole (-3,0%). Aumentano i casi di infortuni sul lavoro invece per quel che riguarda il Nord-Est che conferma il trend negativo del +0,7% e al Sud (+0,5%).

Provincia di Trento, Abruzzo e Sardegna le regioni virtuose.
Friuli, provincia di Bolzano e Campania invece rilevano un aumento degli infortuni sul lavoro.
Ma vediamo meglio i numeri.
Le regioni che sembrano essere maggiormente interessate da questi picchi percentuali sono, in ordine, il Friuli Venezia Giulia (+4,7%), la provincia autonoma di Bolzano (+3,3%) e la Campania (+2,4%). Fanno bene, invece, la provincia autonoma di Trento (-9,0%), Abruzzo (-4,3%) e Sardegna (-3,7%).
In più, rispetto alla componente di genere, si registra un calo per infortuni che interessano operatori di sesso femminile pari all’1,2% (da 136.411 a 134.789), mentre quella maschile presenta un aumento dello 0,2% (da 243.825 a 244.417). La contrazione interessa sia lavoratori italiani che comunitari. Tra gli extracomunitari invece si assiste ad un aumento importante dell’8,6%.
Dall’analisi dei dati per classe d’età, infine, emerge che gli infortuni riguardano meno i lavoratori di fascia di età compresa tra i 30 ed i 44 anni (-4,1%) e tra i 45-59 anni (-1,2%) mentre le due fasce estreme, dei lavoratori con meno di 29 anni e quella tra i 60 ed i 69 anni, registrano entrambe aumenti pari al +3,7% e 5,9%.

Per ciò che attiene gli infortuni mortali, nei primi setti mesi del 2018, questi sono stati 587, 4 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Al 31 luglio, i dati evidenziano a livello nazionale una diminuzione del 3,9% dei casi verificatisi durante lo svolgimento dell’attività lavorativa (da 431 a 414 casi). In aumento invece quelli in itinere, passati da 160 a 173, con un incremento dell’8,1%.
Analizzando per settore di riferimento, la gestione Industria e servizi ha subito un incremento di +25 casi rispetto al 2017, in Agricoltura sono stati invece 20 in meno (76 nel 2017 e 56 nel 2018). Dimezzati nel Conto Stato (da 18 del 2017 a 9 dei primi sette mesi del 2018).

Dall’indagine territoriale emerge un incremento di casi al Nord-Ovest ed una stabilità nel Nord-Est rispettivamente con 155 e 157 casi di infortuni mortali. In calo invece al Centro, al Sud e nelle Isole, che segnano la migliore percentuale (da 56 a 46 casi).
A livello regionale, il Veneto continua ad avere la maglietta nera con 16 casi in più rispetto al 2017, seguito dalla Calabria. Cali significativi invece in Puglia ed Abruzzo.
Il decremento rilevato è legato solo alla componente maschile (4 casi in meno rispetto all’anno precedente), mentre quella femminile ha registrato lo stesso numero di decessi in entrambi i periodi di riferimento (60 casi). La diminuzione riguarda denunce di lavoratori italiani (-4 unità), quelle degli extracomunitari (-3 casi). Invece le denunce di lavoratori comunitari sono aumentate di 3 unità.
Infine, dall’analisi per classi di età, la morte ha coinvolto lavoratori tra i 50 ed i 64 anni (44 casi in più rispetto al 2017); in decremento invece le denunce degli under 34 (da 99 a 91), dei lavoratori tra i 35 ed i 49 anni (da 202 a 164) e degli over 65 (da 43 a 41).

Tornano ad aumentare le denunce di malattia professionale, con un incremento del +3,5% (1.277 casi in più rispetto allo stesso periodo del 2017). L’aumento ha interessato tutti i comparti, dall’Industria (+2,9%) all’Agricoltura (+6,2%) e nel Conto Stato del 2,1%.
Le tecnopatia sono aumentate al Centro (+717), al Sud (+568 casi), nel Nord-Ovest (+115) e nel Nord-Est (+10). In calo, invece, nelle Isole (-133).
1.159 denunce in più per i lavoratori e 118 in più per le lavoratrici. Un incremento che interessa le denunce dei lavoratori italiani (+3,5%), i lavoratori comunitari (+22,1%). In calo del 3,7% le denunce degli extracomunitari.
Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (21.676 casi), con quelle del sistema nervoso (4.211) e dell’orecchio (2.774), continuano a rappresentare le prime tre malattie professionali denunciate nel periodo gennaio-luglio 2018 (pari a oltre il 76% del complesso). Seguono le denunce di patologie del sistema respiratorio (1.618) e dei tumori (1.401).