Si è riunita di recente la Giunta della Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, per cercare di dare i suoi suggerimenti atti a fronteggiare le criticità derivanti dal crollo del Ponte Morandi.
La riorganizzazione delle operazioni di movimentazione ed il trasporto della merce in entrata e uscita dallo scalo sembrano essere uno dei punti fondamentali per far ripartire la logistica legata al territorio, insieme al quadro economico e istituzionale, incentrato sul sostegno richiesto al governo per le imprese logistiche e portuali.

Va proprio in questa direzione la proposta presentata nei giorni scorsi da Confetra: un pacchetto di misure e interventi volti ad alleggerire il carico fiscale delle imprese impegnati nella supply chain logistica, per l’intera durata dell’emergenza stimabile in un biennio. Detrazioni fiscali e compensazioni forfettarie quindi sul tavolo dei sindacati per il superamento della crisi sulla quale pesa l’atteggiamento del Governo, chiamato a fare la sua parte.
Ricostruzione del ponte, cantiere della Gronda, le opere del Terzo Valico non possono aspettare. Dalle imprese portuali e della logistica dipende una parte importante del PIL del Nord Ovest ma anche dell’Italia intera.

Intanto al Colle è arrivato nei giorni scorsi l’atteso decreto sul viadotto Morandi. Autostrade sarà costretta a pagare e non parteciperà alla ricostruzione, bensì “il commissario straordinario affida (…) la realizzazione delle attività concernenti il ripristino del sistema viario (…) ad uno o più operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste ultime controllate o, comunque, ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali”.
Da quanto si evince dal decreto, nel caso in cui Autostrade non pagasse o ritardasse le spese di ricostruzione del ponte, lo Stato si farà garante e dovrà anticiparle, attingendo al Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale.

Il decreto non fa menzione alcuna del Terzo Valico. La linea ferroviaria che collega Liguria e Piemonte non viene citata dal provvedimento. Confermato è quindi lo stralcio dal testo dei quasi 800 milioni inseriti nelle prime bozze.
Quanto alla situazione portuale, invece, a fronte di un calo dei traffici superiore al 30% registrato ad agosto e di una proiezione fatta dall’Autorità di sistema portuale di Genova di un decremento del 15% per il 2019, il decreto prevede che “la quota di riparto del Fondo per il finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti, viene stabilita per gli anni 2018 e 2019 nella misura del 3% dell’imposta sul valore aggiunto dovuta sull’importazione delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite di ciascun porto nel limite di 30 milioni di euro annui”. Il tetto è destinato a creare non pochi dissidi. Se in prima battuta si parlava di un 3% senza tetto, ovvero 100 milioni in più, oggi viene meno anche questo presunto impegno.

Infine, nel decreto si legge anche lo stanziamento, a favore della Regione Liguria, di risorse straordinarie. 500 mila euro per il 2018 e 23 milioni per il 2019, utili “ai servizi di trasporto aggiuntivi che fronteggeranno le criticità, all’efficientamento dei servizi di trasporto pubblico regionale e locale ed a garantire l’integrazione tariffaria tra le diverse modalità di trasporto nel territorio della città metropolitana di Genova”.

Qualche passo avanti e qualcuno indietro che, per una logistica che non si ferma mai, non è proprio una delle migliori prospettive.