Confindustria preoccupata e delusa dai piani del Governo che, nei fatti, mettono da parte Industria 4.0

“Delusi e preoccupati per un’Industria 4.0 buttata via”.

È il commento rilasciato al Sole 24 Ore dal Presidente di Confindustria digitale, Elio Catania che ancora una volta è intervenuto per chiarire quanto il digitale sia l’agenda politica per l’innovazione del Paese e per sottolineare quanto i presupposti di crescita siano stati disattesi da una manovra che contempla “pezzetti di interventi in ordine sparso, il tutto avulso da un quadro organico”.
Posto che la trasformazione digitale rivesta molto più che un aspetto tecnologico, gli industriali sono “profondamente delusi e preoccupati” proprio perché la tensione al digitale potrebbe rappresentare un rinnovamento a tutto campo dell’economia come dell’intera società, in grado di produrre enormi cambiamenti.

Una visione che sembra però essere quasi del tutto assente nella manovra annunciata dal Governo.
La più grande chance di creare posti di lavoro – nella misura di 800mila che richiedono competenze digitali, in grado di accrescere il Pil di almeno mezzo punto l’anno -, rimane solo sulla carta. E, insieme a lei, anche tutte le strategie per riqualificare grazie a nuove competenze digitali, i lavoratori a rischio obsolescenza.

Oggi più di ieri, secondo Confindustria digitale bisognerebbe sostenere le aziende nel processo di integrazione tra vecchie procedure e nuove istanze legate alla sensoristica, alla rete. I progetti di intelligenza artificiale, di cybersecurity e blockchain devono maturare e per farlo hanno bisogno di nuovi modelli per consentire alle Pmi di progredire. Ed i pilastri di questo processo sono chiaramente gli incentivi come iper e super ammortamento per le macchine 4.0, l’iperdeducibilità ed il credito di imposta.
Se non fosse che la Legge di Bilancio, invece, punta alla crescita solo nelle parole e non nei fatti. Secondo Confindustria digitale la manovra non è orientata a produrre né occupazione né crescita economica, perché se così fosse metterebbe al centro la trasformazione digitale, lo sviluppo di Industria 4.0. Un punto fondamentale e troppo trascurato, così come il tanto atteso piano di sviluppo delle competenze, perché non può esserci crescita né occupazione se mancano le professionalità adeguate.

Sembra che tutti i comparti di Confindustria siano allineati in tal senso.
A fare eco ad Elio Catania, anche il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, che sottolinea quanto non condivida i piani del governo.
“La manovra investe la maggior parte delle risorse in forme di assistenzialismo”, senza guardare in maniera adeguata alla prima fonte di occupazione, ovvero l’industria. Ed in effetti per la manifattura non sembra esserci grande spazio. “Il poco che c’è all’interno del piano Industria 4.0, in una manovra che non condivido, viene visto solo al ribasso”.

Anche Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria di Confindustria non è per nulla soddisfatto della direzione presa dal Governo che trascura le imprese e non guarda allo sviluppo. Robiglio ha sottolineato come sia in atto oggi il depotenziamento dei sostegni e delle iniziative di politica industriale che avevano dato ottimi risultati fino a questo momento. “La sensazione è che non ci sia alcuna comprensione del ruolo svolto dall’impresa che crea occupazione, dall’export e dai servizi dall’alto valore aggiunto – ha rimarcato – perché laddove non gira l’impresa, non gira altro ed oggi che viene meno l’Ace e la sbandierata Flat tax è ininfluente per le piccole e medie imprese, alle PMI sono più visibili le penalizzazioni dei sostegni”.

L’incertezza che regna sovrana è nemica degli investitori e degli imprenditori perché a nessuno piace rischiare senza aver chiaro quale sia il quadro di riferimento politico-economico. In più, la mancanza di confronto del Governo con il mondo produttivo, di certo non aiuta. Non tanto con le lobby, quanto con la fetta più rappresentativa degli industriali, quel 97% dei 160 mila associati di Confindustria composto dalle stesse PMI, ad oggi mai coinvolte in riflessioni comuni da questo governo che agisce in maniera unilaterale.