
La batteria al lito è uno dei principali protagonisti della corsa all’elettrificazione che caratterizza gli ultimi anni. Una rivoluzione che, ponendosi tra gli obiettivi quello di ottenere una maggiore sostenibilità, volge lo sguardo a nuove tecnologie in grado di sostituire quelle basate sui combustibili fossili.
Nella mobilità, sia urbana che industriale, ma anche nelle macchine operatrici e nelle attrezzature per la produzione, sempre più spesso si sceglie di sostituire il motore a combustione con quello elettrico che, oltre a non rilasciare emissioni nocive, permette minori costi di gestione, abbattimento dei consumi e una manutenzione ordinaria inesistente. Cuore del motore elettrico solitamente è una batteria, la versione agli ioni di litio è, in questo momento, probabilmente l’esempio più avanzato di questa tecnologia.
Ma davvero la batteria è più sostenibile dei combustibili fossili?
Al di là dell’assenza delle emissioni nocive che va tutta senza dubbio a favore della batteria al litio, qualche dubbio sorge pensando alla sua realizzazione. La batteria generalmente si fabbrica con l’impiego di materie prime la cui estrazione può avere un certo impatto ambientale. Inoltre, una volta giunte a fine vita, le batterie così dette esauste, non possono essere semplicemente accantonate, ma necessitano di essere smaltite in modo appropriato, per non impattare negativamente sull’ambiente circostante.
Il tema è molto delicato quindi, per fare chiarezza, ne abbiamo parlato con Marco Righi, CEO e Founder di Flash Battery, player di primo piano in Italia e a livello internazionale nel settore delle batterie al litio per il mercato industriale. A lui abbiamo rivolto qualche domanda per capire meglio il tema del riciclo delle batterie al lito e come un’Azienda di primo piano come Flash Battery gestisca questo aspetto.

Vediamo cosa ci ha risposto.
Le batterie sono davvero più sostenibili del combustibile fossile?
Una piattaforma, un carrello elevatore, un’automobile… qualunque mezzo elettrico è più sostenibile della sua versione endotermica, perché non rilascia emissioni nocive durante l’utilizzo e azzera i costi di manutenzione tipici a cui siamo abituati. I mezzi elettrici alimentati a batteria sono quindi assolutamente prescelti, rispetto ai corrispettivi termici. Pensiamo a tutte le applicazioni indoor ad esempio che, grazie all’utilizzo di batteria al litio riescono ad operare agevolmente in spazi chiusi, mantenendo l’aria più salubre e pulita.
Diverse sono le applicazioni che stanno abbracciando la transizione elettrica a tutto tondo, richiedendo mezzi non solo come sperimentazione (prototipi e utilizzi speciali), ma come vera e propria aggiunta di gamma.
L’impatto ambientale della batteria non è di certo legato al suo utilizzo, ma a tutto ciò che succede prima (fabbricazione) e dopo (riciclo). Una batteria diventa non sostenibile a causa di una mancata o scorretta gestione della sua produzione e del ciclo dell’esausto.
Si sente parlare maggiormente di questo aspetto, anche se oggi i volumi di batterie da riciclare sono ancora piuttosto bassi, e non giustificano veri e propri investimenti in centri di raccolta e riciclo, ma pensando al futuro, con il conseguente aumento di produzione e i Regolamenti Europei che entreranno in vigore, anche l’esausto inizierà ad avere un peso piuttosto importante.
Come è possibile allora rendere la produzione e lo smaltimento delle batterie meno impattanti?
Come insegnano i principi dell’economia circolare, produzione e smaltimento devono essere correlate, parte di un unico ciclo chiuso. Nelle batterie, infatti, il recupero dell’esausto è importante per la produzione del nuovo; dalle batterie arrivate a fine vita infatti, si ricavano materie prime da riutilizzare per la realizzazione di nuovi accumulatori. Questo processo, oltre a valorizzare risorse altrimenti considerate rifiuti, consente anche di evitare estrazioni di nuovo materiale, operazione dall’alto impatto ambientale.
Quindi a livello Europeo come viene gestita la questione del riciclo?
L’Europa non possiede ancora un ruolo di rilievo in termini di riciclo delle batterie al litio, ad oggi è detenuto da Cina e Corea del Sud, dove finiscono la maggior parte delle tonnellate di batterie esauste e il recupero dei materiali è oltre il 90%.
L’ideale sarebbe poter raggiungere un recupero del 95% dei materiali di ogni batteria al litio esausta.
Siamo ancora lontani da questo traguardo per il raggiungimento del quale serve un coordinamento a livello internazionale.
Al momento sono 2 le principali problematiche sentite maggiormente dall’Europa:
- La prima è legata ai centri di smaltimento che in occidente, vista la quantità ancora non elevata di rifiuti, sono ancora poco presenti e non hanno performance molto elevate,
- la seconda riguarda le normative, mancano regolamenti chiari e definiti.

Più batterie da riciclare avremo, più sarà conveniente e semplice farlo anche per i Paesi europei.
Si stima inoltre che nel 2025 le batterie che arriveranno a fine vita costituiranno circa 800k tonnellate di minerali da dover smaltire e recuperare.
A tal proposito, cosa prevede la normativa sullo smaltimento delle batterie al litio?
In Europa il riferimento normativo è attualmente la Direttiva 2006/66/CE (applicata in Italia tramite il Decreto Legislativo 188/08 e successive integrazioni) relativa alla raccolta e al riciclo dei rifiuti di pile e accumulatori.
Tale Direttiva richiede agli Stati Membri di adottare
“misure necessarie per promuovere al massimo la raccolta differenziata di rifiuti di pile e accumulatori e per ridurre al minimo lo smaltimento dei rifiuti di pile e accumulatori come rifiuti urbani misti, così da realizzare un elevato livello di riciclaggio di tutti i rifiuti di pile e accumulatori”.
In Italia le aziende che producono batterie devono versare un contributo proporzionale al numero di accumulatori immessi sul mercato nazionale che va a finanziare il sistema di riciclaggio.
Per le batterie immesse invece sul mercato estero, il contributo è responsabilità dell’importatore che si atterrà ai regolamenti del suo Paese.
E Flash Battery? In che modo vi occupate del processo di smaltimento e riciclo delle vostre batterie al litio?
Noi facciamo parte del consorzio COBAT, (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) dal 2015 per la gestione, lo smaltimento e il riciclo delle batterie.
Il nostro impegno però non si limita al pagamento del contributo dovuto, è un impegno ben più ampio, che guarda all’economia circolare a cui accennavo prima.
Secondo i principi di questo approccio, per costruire qualcosa che sia davvero sostenibile, bisogna pensare al suo possibile smaltimento già in sede di progettazione. Una batteria a basso impatto ambientale è quella che nasce da una progettazione che ne considera fin da subito anche il fine vita.
Ad esempio utilizziamo una chimica per le nostre celle priva di cobalto, scelta che rende le Flash Battery più sicure da riciclare e meno impattanti sull’ambiente.
Il nostro reparto R&D, di cui fa parte oltre il 35% del team Flash Battery, sta studiando processi produttivi e materiali sempre più ecosostenibili che contemplino un basso impatto ambientale e che ci permettano di ottimizzare al meglio il design e gli step produttivi.
C’è bisogno di tanta ricerca e noi ci stiamo impegnando anche su questo, insieme ad altri leader internazionali del settore. Facciamo parte infatti del progetto approvato dalla Commissione Europea IPCEI per la ricerca e l’innovazione nel settore delle batterie, prioritario per la svolta green del nostro continente.
Il terreno del recupero dell’esausto è un campo in cui si giocano sfide importanti. La prima è sicuramente quella della sostenibilità. La seconda, da non trascurare, è poter avere una maggiore autonomia per l’approvvigionamento delle materie prime. Impostare un ciclo efficiente del recupero delle batterie al litio, ci consentirebbe una maggiore indipendenza dai paesi nei quali si trovano le miniere, ma anche da quei paesi (Cina e Corea del Sud) che al momento sono più avanti di noi nella produzione di batterie e nella capacità di recupero dell’esausto.