Curiosità etimologiche e dintorni…

Il “Muletto” e i suoi diversi significati: dal mondo animale al settore automobilistico

Tante le espressioni collegate ad un mezzo di lavoro, che deve il suo successo anche a quel fenomeno per cui il nome di un bene viene sostituito, nell´uso comune, da un marchio

Quante volte ci capita di chiedere una “Bic”, intendendo una qualsiasi penna? E quante altre, chiamiamo il nastro adesivo semplicemente “Scotch”? E’ la stessa cosa che accade all’interno dei nostri magazzini, quando ogni carrello elevatore viene chiamato col nome generico di “muletto”. Come nei casi appena citati, anche per il muletto, si tratta di un fenomeno che vede il nome di un prodotto, mezzo o bene che viene sostituito, nel suo uso comune, da un marchio.

Per soffermarci al nostro caso specifico, il mitico muletto, identificativo ormai di tutti i carrelli, in origine altro non era che un marchio di fabbrica della Still. Era il 1949 e l’azienda battezzava il suo primo carrello ad alimentazione elettrica, che prendeva il nome “Muli”, come in uso nella Germania del tempo, di abbinare gli strumenti da lavoro al nome comune di un animale. Hans Still, fondatore dell’azienda tedesca, dichiarò di aver chiamato il suo muletto “Muli”, perché “solido, paziente e non fa rumore”.
Questi ed altri primi muletti arrivarono nel nostro paese solo due anni più tardi, dove, dal porto di Genova, si diffuse la curiosa abitudine di chiamarli “muletti”. Il “muletto” oggi è l’appellativo per eccellenza del carrello elevatore e curiosando fra i suoi significati può capitare di imbattersi in impieghi che presentano analogie con le funzioni della macchina industriale.

Per definizione il mulo è un animale ibrido, ottenuto dall’incrocio di un asino e una cavalla, per funzione più simile al padre poiché è un animale da soma robustissimo. Similmente, il carrello elevatore è un ibrido tra una gru e un camion, è saldo e adatto ai lavori più pesanti; come l’animale può comportarsi in modo inaspettato e reagire in maniera brusca, quando usato impropriamente. Il mulo è inoltre un animale che, a fronte del lavoro, consuma poco: altrettanto vale per il mezzo meccanico.

Una sfumatura analoga occorre nell’informatica, ove il muletto è la macchina destinata a fare il “lavoro sporco”: si tratta di un computer di emergenza e di assistenza al pc principale, dotato di un disco capiente, utile per esempio nel backup, e di basso consumo. Fra gli appassionati della rete, il muletto era usato per scaricare dati dai client peer-to-peer di file sharing, come eMule o BitTorrent. Lo stesso eMule che tutti noi abbiamo utilizzato almeno una volta nella vita, veniva comunemente chiamato muletto. Il termine è presente anche nel linguaggio automobilistico e indica la vettura di riserva, per effettuare prove e collaudi, nel caso in cui l’auto ufficiale sia danneggiata o difettosa il muletto può essere ammesso alla gara. Per estensione designa i prototipi di auto e moto, usati per la sperimentazione. Stessa funzione di “riservista” in musica: qui per muletto s’intende lo strumento da studio, distinto da quello concertistico. Ma c’è di più: il carattere “vivace” del mulo trova corrispondenza nell’espressione dialettale “muletto” (o “muletta”) usata nel Veneto Orientale per riferirsi a un ragazzo (o a una ragazza). Mentre, in alcune zone della Sicilia il muletto è sinonimo di cefalo (o muggine). Per altre culture, come quella spagnola, viene invece chiamato “toro” ed in Perù “papero”.