
A fronte di un biennio euforico per i numeri di Industria 4.0, sul 2023 incombe l’ombra scura dei tagli che riguarderanno gli incentivi responsabili degli incrementi a doppia cifra in quasi tutti gli indicatori economici.
L’anno che verrà lascia presagire una crescita ancora favorevole, sebbene con tassi più contenuti.
E’ ciò che emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Studi Ucimu. La produzione crescerà del 4,3% in più rispetto al 2022.
La scure della riduzione degli incentivi
Le grandi problematiche connesse alla difficoltà di reperimento delle materie prime, delle componenti elettriche e al caro energia non hanno compromesso la capacità di raggiungere nuovi record per i costruttori di macchine utensili, robot e automazione. Il 2022 è stato infatti l’anno in cui si è riusciti a ottenere le migliori performance.
La domanda interna è vivace e sostenuta dagli incentivi 4.0 che però nel 2023 vedranno una riduzione importante (dal 40% del credito d’imposta al 20%) e la mole di investimenti in sistemi di ultima generazione protagonista dell’ultimo biennio dimostra la validità dei provvedimenti governativi messi in atto.
Ciò che occorrerebbe – secondo Ucimu – oggi è che le misure di incentivo diventassero strutturali, perché non si interrompa la progressiva sostituzione di macchinari obsoleti e la digitalizzazione degli impianti possa proseguire il suo corso.
Perché l’innovazione possa essere ciò che è di sua natura, ovvero un processo continuo.
I dati della crescita 2022
Dai dati elaborati dal Centro Studi di Ucimu, nel 2022 la produzione si è attestata a 7.255 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2021 pari al 14,6%.
Una crescita importate dovuta anche al perfetto andamento delle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno che sono cresciute del 27% e dal riscontro positivo delle esportazioni (3.275 milioni di euro).
Se ne deduce che la domanda italiana di robot, automazione e macchine utensili è risultata molto vivace, seguendo il trend del 2021.
Transizione 4.0: quale sorte per le risorse non spese?
Com’è noto, in Legge di Bilancio non ci sono spazi di manovra per l’inserimento di risorse ad hoc. L’idea avanzata dal Governo è però quella di poter utilizzare 3,8 miliardi di euro stanziati nel Pnrr e non utilizzati per Transizione 4.0. Con il fine ultimo di finanziare la misura del credito di imposta con le attuali aliquote.
Le risorse potrebbero infatti finanziare gli interventi legati al 2023, anno in cui sembra il mercato italiano sia ancora ricettivo, visto il momento di innovazione e trasformazione che sta vivendo oggi l’industria italiana.
Un occhio attento, secondo Ucimu, dovrebbe andare anche all’internazionalizzazione, visto che è all’estero che l’Italia reperisce le opportunità di business più rilevanti.
Al di là delle problematiche legate ai singoli paesi (Germania, Cina, Francia o Polonia e Stati Uniti), sarà importante potenziare le imprese italiane oltre confine.
Solo così il mercato italiano potrà ancora reggere i tassi di crescita a cui ci siamo abituati negli ultimi anni.