Nella fiera internazionale di riferimento per il manifatturiero, sono emersi numeri interessanti: urge implementare la mobilità sostenibile mentre si stanno facendo passi da gigante nella trasformazione digitale delle aziende.

Lo stop ai motori termici preoccupa ma le imprese italiane si stanno armando per proiettarsi verso l’Industria 4.0. Sono solo alcuni dati emersi durante la fiera MECSPE, la manifestazione internazionale di riferimento per l’industria manifatturiera (e non solo) che oggi termina a BolognaFiere. Se il 57% delle aziende giudica negativamente l’addio ai motori termici entro il 2035, il 59% è già in ottica 4.0 e punta ad un’ulteriore crescita delle competenze.

I numeri di MECSPE 2023

Ultimo giorno di MECSPE che per tre giorni ha animato il polo fieristico di Bologna. Sono 2 mila gli espositori, che coprono una superficie di 92 metri quadrati conditi con 20 iniziative speciali. Le aziende che hanno allestito il proprio stand sono stati suddivisi in 13 saloni tematici: macchine e utensili; macchine, materiali e lavorazioni della lamiera; fabbrica digitale; logistica; subfornitura meccanica; eurostampi, macchine e subfornitura plastica, gomma e compositi; additive manufacturing; trattamenti e finiture; materiali non ferrosi e leghe; automazione e robotica; controllo e qualità; power drive. Tra le novità dell’edizione 2023 di MECSPE ci sono i 2 mila mq dedicati alla mostra “Transizione energetica e mobilità del futuro” sviluppata in collaborazione con diverse aziende e partner tecnologici, per confrontarsi sui temi che portano al progresso.

Focus sul manifatturiero

Nell’evento inaugurale sono stati presentati i dati sul settore manifatturiero. Nel 2022 è stata registrata una sensibile crescita del 18% che in Italia conta 457 mila aziende. In particolare, negli ultimi 4 mesi dello scorso anno quasi 8 imprese su 10 hanno chiuso il quadrimestre con un fatturato in crescita o stabile rispetto al 2021. Questo nonostante l’aumento del 75% del costo delle materie prime e del 73% del prezzo dell’energia. Il 68% delle aziende del comparto hanno un alto livello di soddisfazione sull’andamento della propria realtà, solo il 5% è sfiduciato. Le previsioni per il 2023 sono positive, ma sono da definire le variabili del caro energia, l’inflazione e l’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina. Dopo le incognite del 2022, però, il mondo dell’imprenditoria è generalmente più ottimista.

Mobilità sostenibile e stop ai motori termici

Protagonista al MECSPE è la mobilità sostenibile. Lo stop della produzione di motori termici dal 2035, con un’eventuale deroga per l’alimentazione e-fuel, è giudicata negativamente dal 57% degli imprenditori, un dato destinato a salire al 64% se si considerano le aziende che operano principalmente nel settore dell’automotive. Questa scelta privilegia, al momento, i produttori esteri e richiede importanti sforzi nelle attività di ricerca e sviluppo, la conversione delle linee di produzione comporta infatti dei costi elevati.

Trasformazione e transizione digitale

Si deve accelerare la trasformazione digitale: quasi 7 aziende su 10 dichiarano che nell’ultimo anno hanno avuto una crescita digitale ma c’è necessità di continuare ad investire. Di conseguenza, servono competenze adeguate, il 59% delle imprese ha assunto o formato il personale mentre il 27% non è ancora pronto. I Competence Center, istituiti dal Ministero dello Sviluppo Economico per supportare le aziende nella rivoluzione dell’Industria 4.0, sono sfruttati solo dal 7% delle realtà imprenditoriali.

Servono maggiori risorse e incentivi, per questo interviene il Piano Nazionale Transizione 4.0 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che prevede crediti d’imposta per stimolare investimenti in beni strumentali, in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, anche in ottica ambientale. Il 53% degli imprenditori ha affermato di averne già fatto uso e quasi 2 su 10 lo faranno nel 2023. Guardando all’anno in corso, quasi 4 su 10 pensano di richiedere incentivi per l’acquisto di beni strumentali utili alla trasformazione digitale e il 31% per la formazione 4.0; quasi un terzo, al contrario, non vuole usufruirne.