
Il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 è l’ambizioso obiettivo che si è posta l’Unione europea. Un traguardo che richiederà una quantità significativa di metalli e minerali per costruire le catene di valore delle tecnologie pulite in tutto il Vecchio Continente.
Secondo uno studio Metals for Clean Energy, per rispondere alle esigenze della transizione ecologica europea, però, saranno necessarie quantità di litio superiori di ben 35 volte e da 7 a 26 volte in più, di terre rare.
Quello che si prospetta è dunque una difficoltà legata alle gravi carenze di litio, terre rare e altri metalli, che però (secondo lo studio) potrebbero essere colmate dal riciclo.
Transizione energetica: strategie e prospettive europee
Com’è ovvio, la transizione energetica comporta un impiego importante di risorse. Basta pensare ai veicoli elettrici, alle batterie, agli impianti fotovoltaici ma anche alle tecnologie all’idrogeno o l’eolico.
Lo studio valuta quindi come possa l’Europa raggiungere l’indipendenza per i metalli, attraverso un’attenta valutazione della sostenibilità dettata dal Green Deal.
Entro il 2050, litio, nichel e cobalto saranno usati per le batterie per una domanda che raggiungerà fino al 3500% del consumo attuale europeo, il 350% del cobalto ed il 110% del nichel.
L’Europa ha diverse opportunità per riuscire a compensare la carenza in questo scenario. Avviandosi verso una maggiore autonomia strategica e sostenibile, dovrebbe ottimizzare il riciclo e prevedere investimenti per un approvvigionamento globale più attivo.
Secondo il report, dopo il 2040, il riciclo potrebbe essere la principale fonte di approvvigionamento europeo per la maggior parte dei metalli utili alla transizione energetica. Ma perché questo avvenga, le batterie dovranno essere riciclate e dovranno essere progettate nuove tecnologie utili al recupero.
L’Europa tra riciclo, produzione e importazione
Operare una sostituzione di metalli primari con i secondari, consentirebbe un risparmio di CO2 fra il 35 ed il 96%. Il riciclo evita anche la necessità di nuove miniere (e conseguenze connesse all’estrazione), risparmiando risorse ma deve avvenire secondo alti standard ambientali, per evitare inquinamento e conseguenze sulla salute.
Detto questo, la produzione europea di metalli ha un’impronta ambientale media più ridotta rispetto al resto del mondo e le politiche climatiche europee sono un ottimo punto di partenza per ottimizzare il settore.
L’Unione europea ha implementato un pacchetto di politiche ambientali in grado di controllare gli impatti delle operazioni di raffinazione ed estrazione.
Nel nostro continente esistono normative per limitare emissioni, per la gestione dei rifiuti derivanti dalle estrazioni, per la salvaguardia della biodiversità e anche per il ripristino di siti minerari post chiusura.
E’ altrettanto fondamentale che nelle politiche di importazione si rispettino le regole di due diligence proposte dall’Unione europea. Una proposta intelligente che assicura la “bontà” delle catene di fornitura, limitando l’impatto negativo delle importazioni dall’Europa dei metalli.
Le tante certificazioni dell’industria consentono anche alle imprese di verificare le performance ambientali e sociali, per aver certezza che rispettino i diritti fondamentali e non solo.
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