Non parleremo alla tua coscienza

Se stai leggendo TCE magazine sei quasi di sicuro un tecnico o un imprenditore, o entrambe le cose: una persona concreta sempre in cerca di soluzioni. E per trovarle non hai bisogno che la tua coscienza ambientale venga sensibilizzata. Ti basta avere un obiettivo in cui credi e avere una buona comprensione del mare in cui stai navigando. Senza andare a fondo sulle questioni non hai infatti la possibilità di  valutare a trecentosessanta gradi i problemi, le opportunità e le prospettive. Dedicare qualche minuto alla lettura di questa Rubrica bimestrale ti aiuterà ad avere le idee sempre più chiare su come affrontare le Sfide Ambientali del tuo business e del tuo settore.

Parliamo di Litio

Andiamo quindi subito al dunque con uno dei temi più caldi del momento: il Litio. Numero atomico 3, primo degli elementi metallici e capostipite dei metalli alcalini. Secondo i cosmografi moderni è uno dei tre elementi sintetizzati nel Big Bang e potremmo quindi definirlo uno dei padri nobili dell’Universo. Eppure fino a pochi anni fa la gente comune ne parlava quasi solo in relazione alle psicosi maniaco-depressive. Il Litio ha infatti la magica funzione di modulare il tono dell’umore e, a quanto risulta dalle ricerche più recenti, anche di prevenire le idee di suicidio. Da qualche tempo a questa parte, invece, il dibattito su questo minerale ha trasceso le farmacie e si è saldamente piazzato al centro dell’arena geopolitica. Il Litio era uno dei punti centrali nell’ordine del giorno dell’ultima riunione G7.  Cosa è successo?

Dall’oro nero all’oro bianco

I combustibili derivati dal petrolio sono inquinanti e generano un’eccessiva dipendenza dai paesi che producono la materia prima, e in seguito alle tensioni internazionali con la Russia, Stati Uniti ed Unione Europea hanno deciso di velocizzare la transizione ecologica procedendo a tappe forzate verso una radicale sostituzione energetica. L’International Energy Agency afferma che per raggiungere entro il 2050 un azzeramento delle emissioni di gas serra nel sistema dei trasporti (obiettivo strategico dell’Unione Europea), i Veicoli Elettrici (EV) dovranno costituire già nel 2030 il 60% dei veicoli immessi annualmente sul mercato. E nel 2050 dovranno coprire circa il 100% del mercato. Considerando che oggi gli EV rappresentano solo il 10% del mercato, è facile comprendere che siamo alla soglia di un boom epocale destinato a rivoluzionare non solo il settore automotive ma l’intero mercato energetico. In questo scenario il Litio ha un ruolo assolutamente centrale in quanto componente chiave delle batterie ricaricabili degli EV. In quanto lettore di TCE magazine è probabile che tu gestisca carrelli elevatori o altri macchinari che usano batterie agli ioni di Litio, e quindi sei in qualche modo pioniere di una soluzione tecnologica che sta per diventare di massa. Le batterie agli ioni di Litio oggi non si applicano solo ai veicoli, ma  a un numero crescente di altre applicazioni: dall’elettronica portatile (cellulari, laptop, ecc..) fino all’accumulazione di energia solare e all’industria aerospaziale. Tale è l’importanza di questa innovazione tecnologica che nel 2019 il premio Nobel della Chimica è stato assegnato ai 3 scienziati che più hanno contribuito al suo sviluppo: John B Goodenough, M Stanley Whittingham e Akira Yoshino.

Oggi il 95% dell’estrazione del Litio è realizzata da soli 4 paesi: Australia, Cile, Cina e Argentina. Ma a controllare il 60% delle filiere di processamento è la Cina, che dispone di una vastissima rete di raffinerie. È quindi normale che Stati Uniti ed Unione Europea, per ragioni di indipendenza strategica, puntino ad estrarre il Litio  autonomamente nei loro territori. Ma per loro aprire le miniere non è un’impresa semplice. Di fatti, nonostante gli Stati Uniti abbiano una delle riserve di Litio maggiori al mondo hanno una sola miniera attiva in Nevada, e il suo ampliamento è ostacolato dai comitati locali preoccupati per gli impatti sociali ed ambientali del progetto. In modo del tutto analogo, numerosi progetti di estrazione di Litio in Europa sono stati rallentati o bloccati in seguito a mirate iniziative di advocacy focalizzate sui possibili impatti ambientali. In parallelo la Cina moltiplica i progetti di estrazione nei paesi africani e latinoamericani che hanno le normative meno stringenti, e in questo modo assicura stock di lungo termine per le proprie raffinerie.  Come faranno Unione Europea e Stati Uniti ad ottenere la loro indipendenza senza rinunciare ai loro standard ambientali e sociali? Quello che sembra certo, come ha sottolineato il Financial Times pochi giorni fa, è che entro un paio d’anni la domanda di batterie agli ioni di Litio supererà di molto la disponibilità della materia prima sul mercato.

Trend della domanda di batterie agli ioni di Litio Fonte: OECD/IEA

Trend della domanda di batterie agli ioni di Litio Fonte: OECD/IEA

Un Recupero strategico ma non semplice da gestire

In questo complicato scacchiere il Recupero del Litio dalle batterie fuori uso è altamente strategico, anche se per ora il basso prezzo della materia prima non lo rende commercialmente attraente. La tecnologia per recuperare però già esiste. Con speciali processi idrometallurgici è possibile estrarre il Litio dalle batterie mettendo in sicurezza i materiali pericolosi, tossici o infiammabili. Questi processi sono collaudati e in continuo miglioramento, ma il mercato non ha raggiunto una scala di funzionamento adeguata. Il recupero delle batterie può avvenire anche mediante processi piro-metallurgici, dove forni con altissime temperature vengono usati non per recuperare il Litio ma per estrarre altri metalli strategici come il Nichel e il Cobalto. Anche in questo caso, nonostante l’esistenza di adeguate tecnologie, il mercato è ancora in fase incipiente.

Investire sullo sviluppo del recupero delle batterie è cruciale non solo per motivi geoeconomici e di business ma anche (e soprattutto!) per motivi ambientali. Infatti in assenza di filiere di recupero efficienti e controllate i danni ecologici potrebbero essere molto pesanti. E considerando le grandi aspettative che le nuove generazioni ripongono sulla transizione energetica, ciò sarebbe assolutamente imperdonabile. La rivista scientifica Nature ha già lanciato l’allarme: nel 2030 l’industria delle batterie agli ioni di Litio produrrà circa 8 milioni di tonnellate annue di rifiuti di solfato di sodio, che cresceranno a quasi 30 milioni di tonnellate entro il 2050. Ci sono poi problemi legati all’evaporazione di acido cloridrico e allo scarico di acque saline nell’ambiente.

Come si  vince la Sfida Ambientale del Litio? Lo abbiamo chiesto al Direttore di Ecopower Giuliano Maddalena:

“In questa fase così particolare la battaglia del recupero delle batterie agli ioni di litio si vince solo stando sulla cresta dell’onda, ossia sviluppando soluzioni ambientali e di filiera che sostengano il ritmo di crescita del mercato. In questo settore limitarsi a rispettare gli adempimenti ambientali non è sufficiente: i cambiamenti sono troppo veloci, gli scenari evolvono alla velocità della luce. Le imprese automotive e quelle del recupero hanno l’opportunità di essere il motore di un’innovazione storica, e di spingere questa innovazione verso schemi che siano sostenibili sia economicamente che ecologicamente. Alcune delle imprese con le quali lavoriamo stanno già facendo importantissimi passi in questa direzione”.

Quindi si tratta di volare il più alto possibile?

“Esatto! Nello scenario attuale volare alto non è solo bello, è anche indispensabile. Ma mentre lo sguardo è puntato in alto non bisogna scordarsi di fare estrema attenzione a ciò che si ha tra le mani”.

In che senso?

Il Litio è pericoloso, va maneggiato con cura. Chi usa spesso l’areoplano sa bene che nelle comunicazioni ai passeggeri sono state incluse specifiche istruzioni di sicurezza per la gestione dei cellulari, che devono essere a portata di mano e che per nessuna ragione devono cadere sotto i sedili in luoghi difficili da raggiungere. Questo è perché in caso si incendiassero o esplodessero l’equipaggio deve poter intervenire rapidamente. E’ quindi molto facile immaginare il pericolo di uno stoccaggio, di un trasporto o di un processo di frantumazione o scioglimento, dove questi apparati per forza di cose vengono gestiti in massa. In alcuni impianti di riciclaggio si sono verificati degli incendi. A correre i rischi più grandi sono gli operatori che non rispettano alla lettera le procedure di trasporto, stoccaggio e trattamento indicate dalla normativa ADR sulla movimentazione di merci pericolose. Ma è solo attraverso la comprensione dei processi chimici e delle criticità operative che i rischi si possono annullare del tutto”.

L’argomento Litio è vasto quanto le sue riserve minerarie. Quindi rimani sintonizzato perché continueremo a parlarne!