
La logistica nel Triveneto vale 13,1 miliardi di euro, nel 2021 è crescita del +17,2% rispetto all’anno precedente. Servono 60 mila operatori e bisogna fare un ragionamento concreto per rendere accessibili le tecnologie 4.0 e spingere sulla sostenibilità di trasporti e magazzino. Durante il convegno intitolato “Innovazione tecnologica e Sostenibilità: le sfide per una Logistica che cresce“, promosso dalla Regione Veneto e dall’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” del Politecnico di Milano, in collaborazione con Assologistica, WCG-World Capital Group ha presentato un’analisi dettagliata del mercato logistico del Veneto. Lo studio condotto dal Dipartimento Research di WCG ha evidenziato anche un notevole aumento dei canoni di locazione nel settore immobiliare logistico del Veneto, seguendo la tendenza nazionale, a causa dell’aumento dell’inflazione e della crescente domanda, combinati con una limitata offerta di spazi.
Focus sugli operatori logistici
“La logistica vale da sola più dell’8% del PIL, è fatta da 82 mila aziende e dà lavoro a più di 1.400.000 persone senza contare i trasporti ma la logistica non è solo movimentazione – spiega il direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” Damiano Frosi – Erano 114,5 mila imprese nel 2009, quando è nato l’Osservatorio. Ci sono state fusioni, nel caso particolare del trasporto hanno cessato. Però il fatturato è arrivato a 100 miliardi di euro con una crescita annuale, +14,9% nel 2021 dovuto all’aumento dei costi ma anche per la crescita dei volumi. Il Triveneto è cresciuto ancora di più, di 13,1 miliardi che vuol dire +17,2% nel 2021. L’aumento dei volumi è dovuto al boom dell’ecommerce dal 2020 e dalla crescita dell’export. I costi sono aumentati del 1,5% per la manodopera, del 22,5% per i carburanti, dell’elettricità del 117% e i canoni di affitto dell’8% perché non si trovano più spazi.”
L’indagine ha sottolineato come sempre più la logistica non sia soltanto movimentazione ma include una serie di servizi: “Negli anni è cresciuta la percentuale di terziarizzazione, dal 36% del 2009 al 45% del 2021, è in continua crescita la strategia della filiera di servizi logistici – continua Frosi – Noi per primi quando parliamo di logistica pensiamo alla movimentazione di prodotto. Sono rientrati altri tipi di servizi: etichettatura, tracciabilità, installazione e pratiche fiscali. Ma sempre di più si va verso servizi logistici avanzati che tradizionalmente erano fuori dalla logistica: packaging, e-commerce e gestione delle scorte. Questi servizi incidono più del 10% sul fatturato. Un dato sull’occupazione: servono 60 mila operatori, non solo nei trasporti ma anche per la gestione del magazzino. E solo il 20% è donna, c’è necessità di attrarre lavoro nel settore.”

Sostenibilità e trasformazione tecnologica
“La green logistics è un tema sempre più rilevante e complesso per dimensioni di impatto, non è solo emissioni di CO2 ma anche biodiversità, rifiuti, acqua e materiali – osserva Marco Melancini, direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” – La complessità viene anche dalla molteplicità delle soluzioni che deve tenere conto delle specificità. Un primo elemento è lavorare sulle dimensioni della logistica, trasporto, magazzino e packaging. Il cambiamento richiede una modifica delle consuetudine, serve attivare delle leve organizzative interne per saper scegliere l’alternativa migliore. In una filiera ci sono clienti e fornitori, se non c’è collaborazione è difficile introdurre il cambiamento.”
Scendendo più a livello pratico, scelte cruciali sono quelle sulla tipologia di trasporto e l’organizzazione del magazzino: “Nella scelta della tipologia della tecnologia per il trasporto bisogna tenere in considerazione caratteristiche, ambito di trasporto e tipo di tecnologia – prosegue Melancini – Anzi: è possibile identificare una serie di caratteristiche che variano a seconda dell’ambito di trasporto e del tipo di tecnologia considerati. C’è da investire, sviluppare soluzioni e non è facile cambiare. Come ridurre l’impatto ambientale nei magazzini? I pannelli solari sono una compensazione, ma posso lavorare sull’efficienza delle risorse. Il magazzino sta cambiando sulle leve di green building e green yard, c’è un tema di impiantistica con pannelli solari e soluzioni di geotermia, illuminazione dove domina quella led, movimentazione e automazione, favorire una migliore gestione di materiali e provare strategie operative. Diventare sostenibili è un investimento, bisogna favorire gli investimenti e rendere più accessibili le soluzioni.”
Un ragionamento sulla logistica 4.0: “Questo fa pensare a una serie di tecnologie disponibili che appartengono a 3 macro categorie: automazione, digitalizzazione e analytics, saper utilizzare i dati, intelligenza artificiale e digital twin – conclude il direttore scientifico – Queste soluzioni sono spesso utilizzate insieme. Un grande incentivo è stato dato dal piano transizione 4.0 che coinvolge non solo macchinari ma anche sistemi logistici, ha dato impulso alla trasformazione della logistica. Le soluzioni di logistica 4.0 sono implementate sia in produzione sia in contesti di logistica (magazzino, approvvigionamento e distribuzione). Per un magazzino 4.0 si possono valutare tre assi: connessione, processo decisionale e automazione fisica.”

Gli immobili della logistica
L’analisi si è avvalsa dei dati esclusivi dell’Atlante della Logistica, uno strumento innovativo che elabora in tempo reale oltre 113.000 dati, fornendo una mappatura interattiva, aggiornata e dettagliata dei principali asset logistici presenti su tutto il territorio italiano. Questo report ha classificato tutti gli immobili utilizzati per attività logistiche nel Veneto, considerando dimensioni, superficie, tipologia, merce stoccata, altezza, forma e molti altri fattori. Dai risultati emersi, si è appreso che nel Veneto esistono attualmente 293 asset logistici, che coprono una superficie complessiva di oltre 3.200.000 metri quadrati, rappresentando solo lo 0,04% dell’intero territorio logistico. A livello provinciale, le province di Verona e Padova si distinguono con oltre il 60% degli insediamenti logistici, corrispondenti rispettivamente allo 0,089% e allo 0,080% della loro superficie territoriale.
Grazie al lavoro di analisi condotto da WCG, è stato possibile identificare i principali proprietari di questi immobili logistici. L’analisi ha rivelato che il 25% degli asset logistici appartiene a investitori locali, il 23% è di proprietà di operatori logistici, il 23% è di proprietà di Enti, mentre circa il 18% è gestito da investitori istituzionali e l’11% è attualmente oggetto di finanziamenti. In particolare, gli investitori istituzionali sono in prima linea nel settore in crescita, con una previsione di sviluppo di 535.000 metri quadrati di nuove strutture logistiche nei prossimi due anni, che coinvolgeranno non solo Verona, ma anche altre province strategiche.

La voce delle istituzioni
Passi in avanti, in Veneto, sono stati fatti grazie al Piano Regionale dei Trasporti, parola della vicepresidente regionale Elisa De Berti: “La logistica è poco conosciuta e vista male: si parla di camion e traffico pesante che nel territorio vengono percepiti male. Comincio dal Piano Regionale dei Trasporti (PRT): non dovevamo fare un pianificazione statica ma un piano per la mobilità sostenibile per un Veneto connesso e competitivo. Il comitato scientifico ha introdotto il piano processo, un piano dinamico che è capace di vedere la situazione di fatto e il futuro in base ad obiettivi e strategie. Abbiamo quindi fissato otto obiettivi, stilato altrettante strategie e 37 azioni. Con la pandemia il mondo è cambiato, a maggior ragione nei trasporti e nella mobilità. Abbiamo approvato nel luglio 2020 il Piano Regionale dei Trasporti, senza cambiare una virgola. Nel documento ricognitivo abbiamo ragionato con 60 stakeholder.”
Si spinge per realizzare infrastrutture e in particolare l’alta velocità: “Quando parliamo di sfide future parliamo di trasporto ferroviario e intermodale – continua De Berti – L’alta velocità ha visto un rallentamento durante il ministero di Toninelli: non ci si pone il problema sì o no TAV, l’infrastruttura va fatta non solo per guadagnare qualche minuto in più ma soprattutto per raddoppiare la linea ferroviaria perché l’alta velocità ha i suoi binari, avere un trasporto regionale potenziato in modo sostenibile, dare dignità al trasporto merci. La sfida della istituzioni è intervenire con politiche di sostegno all’intermodalità in modo sostenibile su ferro, la politica fa la differenza. Costruire un’infrastruttura è facile ma non si può parlare di trasporto senza servizi e manutenzione, altrimenti anche un pista ciclabile va in disuso e diventa inutile.”
Non piani dall’alto ma sinergia tra i territori per creare una logistica efficiente ed efficace, questa la ricetta della vicepresidente: “In Veneto abbiamo gli interporti di Verona, il porto e l’aeroporto di Venezia. Dobbiamo togliere i confini e i campanili, evitare un approccio locale, il Comune fa parte di un territorio più ampio. Il Veneto si è sviluppato con le zone produttive, avere delle zone industriali vuol dire avere servizi ma non si possono avere in ogni paese e per questo servono trasporti. Bisogna togliere gli oneri di urbanizzazione per contenere i consumi di suolo e impedire che le zone produttive si sviluppino a macchia di leopardo. Lo sviluppo della logistica non deve essere lasciata a sé stessa ma ha bisogno di collegamento: non può prescindere dalla pianificazione delle Regioni, il rischio è pianificazione dall’alto ma se non c’è dialogo si creano problemi.”