La logistica conta circa 100 mila lavoratori in Veneto, per lo più indipendenti. Negli ultimi anni la crescita di assunzioni è costante, soprattutto di stranieri. C’è però un buco di fabbisogno di manodopera da coprire in 7 anni. I casi pratici dei porti del Nord-Est, tra investimenti e sostenibilità.

La logistica cresce come numero di occupati ma serve ridare nuova attrattività alle posizioni lavorative puntando su welfare e formazione. Anche perché il grande rischio è che da qui al 2030, in Veneto, si conteranno 150 mila lavoratori in meno, un buco che solo parzialmente è coperto dagli stranieri. Nel Nord-Est proseguono i tavoli di lavoro tra enti, istituzioni e imprese per definire e affrontare le sfide future della logistica, tema centrale è il lavoro. In questo quadro emerge l’importanza di istituti professionali e tecnici ma ci sono anche esempi pratici che arrivano dai porti di Trieste e Venezia: l’obiettivo è sempre più fare sistema con altre industrie e puntare sulla sostenibilità ambientale.

Il mondo del lavoro

Scendendo nel dettaglio, il direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone illustra le sfide del mondo del lavoro nella logistica partendo dal quadro generale: “Nel 2030 la popolazione attiva, dai 15 ai 45 anni, in Veneto calerà di circa 400 mila persone. Abbiamo 250 mila persone con altre età che copriranno questa lacuna, il saldo generale sarà di -150 persone in età lavorativa. Dal 2008 al 2022 vediamo come la caratteristica del mondo del lavoro sia la velocità maggiore di distruzione e ricostruzione dei posti di lavoro: per esempio, abbiamo perso più di 66 mila nel 2014, ne abbiamo ricostruiti più di 234 mila in termini di posizioni lavorative. La distrazione e la ricostruzione è avvenuta in settori diversi: la manifattura è tornata in positivo a fine 2022, i servizi sono in boom, l’agricoltura in sviluppo leggero e costante. Per quanto riguarda la logistica ha avuto una crescita importante a partire dal 2015, trasporti e magazzinaggio sono sempre cresciuto con 22 mila posizione in più rispetto al 2008. In Veneto, nel 2021 contiamo circa 11 mila imprese attive nella logistica (di cui il 62% di trasporti e il 15% a supporto dei trasporti) e quasi 100 mila persone occupate con una maggioranza di lavoratori indipendenti.

Aumentare welfare e formazione

Un primo problema da superare è che alcuni lavoratori sono assunti con contratti lontani dal mondo della logistica, una realtà che cresce come occupazione soprattutto grazie agli stranieri. La sfida, dunque, è rendere più attrattive le mansioni: “Circa 6.500 assunzioni riguardano contratti di lavoro che sono legati ad altri settori, per esempio quello delle pulizie, ed è un dato su cui riflettere anche per l’attrattività della logistica e c‘è una polarizzazione delle basse qualifiche – continua Barone – Sostanzialmente, abbiamo 60.400 assunzioni nel 2022 come lavoro dipendente, rispetto all’anno precedente +3% e la crescita è imputabile ai lavoratori stranieri che sono una parte importante della logistica veneta. La maggior parte dei contratti è a termine ma cresce il tempo indeterminato perché si fa fatica a trovare persone, le imprese tendono a tenersi i lavoratori. Rispetto ai profili professionali richiesti prevalgono quelli legati alla gestione dove è importante la componente italiana ma c’è il peso dei lavoratori stranieri. Il 40% dei nuovi ingressi sono nuove assunzioni. Strategie di reclutamento: sulle basse qualifiche il passaparola rimane una strategia, le agenzie di somministrazioni sono un punto importante di accesso al lavoro. Certamente la formazione professionale e gli ITS sono rilevanti, dovrebbero essere moltiplicati. Il fabbisogno di lavoro riguarda gli operativi e gli amministrativi, rimangono le criticità di reclutamento e la formazione. Servono strade diverse per promuovere i posti di lavoro, considerare il welfare come una dimensione naturale, individuare bene chi non riesce a trovare una collocazione lavorativa e formare adeguatamente.”

Più sinergia tra scuole, università e aziende

Importante la voce delle associazioni di categoria, parola ad Eugenia Iannello, funzionaria Area Innovazione e Marketing di Confindustria Verona: “L’associazione ha sempre creduto molto nella logistica. Si è appena parlato dell’importanza degli ITS, fondamentale per la formazione di figure tecniche specializzate. Avvicinare impresa e università è fondamentale, veniamo chiamati nelle cabine di regia per l’istituzione di nuovi corsi di laurea. Cerchiamo di raccogliere tutti i finanziamenti possibili per promuovere e sostenere l’innovazione.

“Il futuro del porto è fuori dal porto”

La sfida della logistica del futuro passa anche per i porti nel Nord-Est che necessariamente deve fare rete con altri settori industriali, come afferma Zeno D’Agostino, presidente del Porto di Trieste. “Il futuro del porto non è il porto – spiega D’Agostino – Da una parte il porto tradizionale esiste dalla notte dei tempi, abbiamo iniziato a fare l’investimento fuori dal porto con la zona industriale della città, acquisendo il 52% dell’EZIT (Ente Zona Industriale di Trieste, ndr): avere zona industriale e porto nella stessa traiettoria aiuta per lo meno la pianificazione industriale. A queste abbiamo unito anche l’interporto di Fernetti. Se voglio rendere forte il porto devo investire fuori dal porto, la forza competitiva è lo sviluppo di interporti e zona industriale. La nave non è più il punto di riferimento per generare valore ma è il mare in generale che può essere utilizzato sia sopra, per esempio con zone galleggianti con pannelli solari, sia sotto, con cavi sottomarini.

Ripartire dalla sostenibilità ambientale

Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale – Porti di Venezia e Chioggia, sottolinea come la sostenibilità ambientale sia una chiave strategica: “Risolvere un problema del sistema portuale veneziano è sfidante, vista la laguna, ma è un’opportunità per la comunità. Alcuni dei nodi che erano fermi da diversi anni si stanno sciogliendo, si è cercato di fare squadra tra le istituzioni del territorio. Abbiamo capito che la sostenibilità ambientale è l’unico modo per essere credibili a livello mondiale ma anche perché creiamo un ponte verso le istituzioni, per esempio stiamo collaborando con il Ministero dell’Ambiente. La sostenibilità vuol dire lavorare in un sistema lagunare che è protetto dal Mose, una realtà che funziona e che limita il tipo di nave che arriva in città. Stiamo sviluppando dei sistemi informativi per le modalità di accesso, capendo l’intervento minimo dell’uomo.

Consapevolezza, riflessione e cabina di regia

Il dialogo tra enti, istituzioni e realtà della logistica ha posto le basi per un roseo futuro. “Ora abbiamo una consapevolezza maggiore del sistema che ruota attorno alla logistica, un mondo senza confini – evidenzia Damiano Frosi, direttore Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano – Consapevolezza del valore economico della logistica che deve andare di pari passo allo sviluppo ambientale e sociale, supportato dalla tecnologia e che ci aiuta a vivere meglio.” Fanno eco le parole di Renzo Sartori, vicepresidente e responsabile Rapporti con Università e Centri di Ricerca di Assologistica: “Mettersi ad un tavolo è fondamentale, la logistica ha bisogno di momenti di riflessione. Si tratta di una sfida anche dei campanili e tra le aziende, stiamo facendo un bellissimo lavoro tra gli associati creando dei tavoli interni per confrontarci senza essere gelosi dei passaggi che ogni impresa fa internamente. Ogni giorno dobbiamo piantare l’aratro sul terreno e vangare perché ogni giorno la logistica è un’opportunità per tutti.” Chi deve ricevere tutte le istante e fare sintesi è la cosa pubblica. “Coordinamento e cabina di regia – chiude Elisa De Berti, vicepresidente della Regione del Veneto – Tutti hanno parlato di coordinamento e cabina di regia soprattutto per la logistica necessaria. Ho imparato che ho sempre pensato alla logistica come un settore perché la logistica è un mondo, tutto il mondo che ci circonda e niente di escluso. Oggi abbiamo dato una visione della logistica che è diversa nella mente di ognuno, una visione positiva con la consapevolezza che tutto è logistica, è l’arte di organizzare.”