
L’evoluzione demografica che vede un invecchiamento della popolazione attiva e la perdita di talento giovane attraverso la cosiddetta “fuga dei cervelli” è un fenomeno che sta ristrutturando il panorama lavorativo in Italia e nel mondo. Questo trend, con giovani laureati e ricercatori che spesso cercano opportunità all’estero, solleva interrogativi su come mantenere e attrarre competenze di valore. Il mondo del lavoro ha accelerato i processi di cambiamento, prima con la pandemia che ha spinto su adattabilità e digitalizzazione ed ora con i cambiamenti climatici che stanno cambiando l’ambiente in generale, quello lavorativo in particolare.
Dalla pandemia alla crisi ambientale
La pandemia ha innescato profonde trasformazioni nel mondo del lavoro, spingendo molte aziende a implementare il lavoro da remoto e ad adottare nuove forme di organizzazione lavorativa. Questo ha modificato le dinamiche tradizionali e ha posto l’accento sull’importanza dell’adattabilità e delle competenze digitali, aprendo al contempo nuove opportunità ma anche sfide inedite per i lavoratori. Le crisi ambientali causate dai cambiamenti climatici rappresentano un fattore sempre più rilevante nell’ambito occupazionale. Eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, tempeste e inondazioni, possono influenzare la salute e la sicurezza dei lavoratori. La serie di eventi atmosferici avvenuti in estate ha dimostrato come questi fenomeni possano impattare direttamente le condizioni di lavoro.
Implicazioni del cambiamento climatico sul lavoro
Il cambiamento climatico ha effetti sia diretti che indiretti sulla salute e il benessere dei lavoratori, specialmente per coloro che operano all’aperto. Le condizioni meteorologiche estreme possono creare nuovi rischi professionali e accentuare quelli già esistenti. Un esempio lampante è l’incremento delle temperature che può agevolare la diffusione di agenti infettivi, portando a un aumento dei rischi di infezioni in diversi ambiti lavorativi. L’art. 17 del decreto legislativo 81/2008 richiede una valutazione complessiva dei rischi sul lavoro. In questo contesto, il cambiamento climatico deve essere considerato come un elemento cruciale. Identificare misure di prevenzione e protezione richiede un’analisi dettagliata che tenga conto delle caratteristiche dei luoghi di lavoro, delle attività svolte, della vulnerabilità dei lavoratori e delle procedure operative, sia normali che di emergenza. Questo approccio permette alle aziende di concentrarsi sulla protezione dei lavoratori esposti a rischi climatici elevati.
Strumenti di supporto e iniziative dell’Inail
L’Inail offre strumenti concreti per affrontare gli impatti del cambiamento climatico sul lavoro. Si prende ad esempio il Modello OT23, il modulo per la riduzione del tasso medio per prevenzione da utilizzare per accedere alla riduzione del tasso medio di tariffa per le aziende che abbiano effettuato interventi per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in aggiunta a quelli previsti dalla normativa in materia. L’Ot23 consente alle aziende con “ambienti severi caldi” di beneficiare di riduzioni di premi assicurativi attraverso l’implementazione di soluzioni di condizionamento microclimatico e l’adozione di indumenti protettivi avanzati. In collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Inail sta anche sviluppando il progetto Worklimate, che fornisce strumenti per valutare e contrastare l’esposizione occupazionale alle temperature elevate. Informazioni utili su questi rischi sono reperibili sul portale Inail nella sezione “Conoscere il rischio_Stress termico“. L’adattamento alle sfide imposte dal cambiamento climatico è diventato imperativo per garantire un ambiente lavorativo sicuro e sostenibile. Il mondo del lavoro deve affrontare in modo proattivo l’impatto del clima mutevole, attuando misure preventive mirate e adottando soluzioni innovative per proteggere la salute e il benessere dei lavoratori.