
Di recente, l’Ispettorato territoriale del Lavoro di Brescia, in collaborazione con INAIL ed INPS, Confcooperative, Legacoop, AGCI e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, ha organizzato un incontro dal titolo emblematico “Sicurezza sul lavoro, dal dire al fare”, presso la Camera di Commercio.
Nel corso dell’incontro, al Presidente dell’Aifos è stata affidata la relazione sulla cultura della sicurezza. Importanti le parole spese dall’Associazione da 20 anni in prima linea per la formazione degli operatori.
Oggi, secondo Rocco Vitale, a fronte di un incidente sul lavoro, la questione viene liquidata in modo semplicistico, parlando di problemi inerenti la “cultura della sicurezza”. Un modo, a suo dire, che non aiuta a cambiare le cose, anche se fa diretto riferimento al valore del fattore umano.
Gli studi e le ricerche su infortuni e incidenti sul lavoro, indicano che questi sono attribuibili in misura maggiore (80%) ad errati comportamenti umani e che il restante 20% dipende equamente da cause imprevedibili o errori tecnici.
Poche sono però le analisi sull’80% dei cosiddetti errati comportamenti umani e spesso viene additato il singolo lavoratore mentre il vero problema non è dei singoli ma dal modello organizzativo.
Il peso del modello organizzativo: dalla cultura della sicurezza alla cultura del lavoro
Secondo Rocco, il focus quindi andrebbe spostato da quella che tutti chiamano cultura della sicurezza alla cultura del lavoro.
Se non c’è lavoro, infatti, è inutile parlare di sicurezza e quando il lavoro cambia, cambia anche la sicurezza.
Ed in questo contesto, il D. Lgs. 81/2008, che pure presenta grandi novità ed innovazioni, viene applicato in modo statico e non dinamico.
Basti pensare al DVR, Documento Valutazione Rischi, che una volta elaborato resta il principale documento di riferimento, fisso, senza modifiche sostanziali, senza che si adegui al cambiamento.
I dati Inail indicano per lo scorso anno (2022) che si sono avuti quasi 700.000 infortunati, in aumento rispetto l’anno precedente e 1.090 morti sul lavoro. Nel 2023, si contano già 896 vittime di cui 118 solo a settembre.
É complesso ricostruire oggi una cultura del lavoro, secondo Vitale. La cultura in azienda è un’insieme di valori che caratterizzano l’azienda stessa ed è caratterizzata dal suo modello organizzativo, l’organizzazione degli ambienti e degli spazi, la gestione delle risorse umane, lo stile di comunicazione, i tempi e gli ambiti del lavoro, l’impegno sociale e l’innovazione.
Perché in Italia vi è una tendenza chiarissima che indica che il valore del lavoro sia sempre più basso. Non ci sono manifestazioni di protesta sociale, non ci sono forme di azione sociale che hanno caratterizzato la seconda metà del 1900, la popolazione adulta si è adattata, in assenza di un conflitto sociale.
La spinta individuale al miglioramento attraverso il lavoro per la propria realizzazione sta venendo meno…
Un nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione
Ma è proprio in momenti di crisi come questa che si possono ritrovare e costruire le nuove opportunità. L’innovazione tecnologica, le moderne tecniche di produzione, l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata, il passaggio ad una nuova rivoluzione industriale, un nuovo Rinascimento, sono alla base di una riscoperta della cultura del lavoro.
Quello che serve oggi è l’approvazione di un nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione che non riscuote adesione dalle parti sociali. E la formazione rientra a pieno titolo nella sfida che coinvolge la cultura del lavoro.
In un momento in cui le proposte attuali non rispondono alle nuove necessità del lavoro in quanto costituiscono solo adempimenti formali senza incidere sui nuovi modelli formativi, sarà la formazione ad attuare il passaggio dalla salute e sicurezza al benessere organizzativo?
Questa, secondo Rocco Vitale, sarebbe la cultura del lavoro per fare la sicurezza.