
LA PAROLA ALLA BATTERIA SAF
Io sono una batteria da trazione SAF: sai come sono fatta?
Piacere di conoscervi! Io sono una batteria. Ma non una batteria qualsiasi, bensì una batteria da trazione pensata ad uso industriale. Avrete senz’altro sentito parlare di me. Tuttavia mi permetto di raccontarvi un po’ di più se me e sulla mia famiglia.
L’accumulatore al piombo/acido di cui sono composta è chiamato “elemento”: un recipiente in propilene nel quale, in una soluzione di acido solforico ed acqua sono immerse le piastre positive e negative in pasta di piombo intervallate da diaframmi porosi.
Possiamo essere di tante dimensioni a seconda di quante piastre abbiamo all’interno (da 2 o 3 fino a 12) e variano anche in altezza, da 25 a 75 cm.
Siamo composte dall’insieme di più elementi assemblati in un cassone metallico protetto all’interno da materiale isolante e resistente all’acido (il fertene). Le caratteristiche dimensionali riguardano conformazione e dimensioni del cassone di contenimento, e nella maggior parte dei caasi sono parte integrante della carrozzeria del carrello.
Possiamo essere formate da un numero variabile di elementi, in base alle caratteristiche della macchina che dovremo andare a equipaggiare. Il peso è molto importante ai fini dell’equilibrio statico del carrello.
Se fosse inferiore ad un dato valore, porterebbe all’ingovernabilità del carrello e a un possibile ribaltamento durante l’uso. Un peso eccessivo comporterebbe la diminuzione della nostra autonomia.
La tensione nominale è espressa in “volt” ed è la differenza di potenziale tra le piastre negative e positive immerse nell’elettrolito.
Ogni elemento ha una tensione di 2 volt e quindi il voltaggio di una batteria è pari al doppio del numero di elementi che la compone (chi ha 12 elementi è una 24V, chi ne ha 36 è una 72V e così via).
La nostra capacità invece è espressa in “amperora” ed è la quntità di corrente che possiamo fornire all’utilizzatore prima che la tensione raggiunga il valore finale oltre il quale non si può andare.
Se veniamo caricate con un caricabatterie tradizionale, avremo 2 fasi: in primo luogo l’acido esce dalle piastre e siccome è molto pesante e non vi è alcun movimento, cade e si concentra in basso all’elemento. In seguito avviene l’ebollizione e l’esalazione gassosa che ne deriva ha come effetto di far risalire ed omogeneizzare l’acido in tutta l’altezza. Questa fase è molto importante è bisogna saperla controllare poiché contribuisce al surriscaldamento e al consumo dell’elettrolito: ogni amperora di sovraccarica equivale a 0,34gr di acqua dispersa.