Quando si parla di batterie da trazione pesante ad uso industriale, si parla di elementi che ben caricati, in stato di inattività hanno una tensione di circa 2,2 Volt. La loro capacità è data per 5 ore ed è sempre bene che non si scarichi scendendo sotto la soglia dell’80%.

Le cariche intermedie, non fanno bene alle batterie. Solo per fare un esempio, dopo circa un’ora e trenta si può cedere il 25% della capacità e l’acido molto concentrato potrebbe ricadere sul fondo dell’elemento. In questo modo, la batteria lavorerebbe solo con la parte inferiore delle piastre e se si procedesse così per tanti giorni, il fondo si deteriorerebbe rivelando una perdita di capacità.

Utilizzare un caricabatterie ad alta frequenza ha sempre dei vantaggi. La carica non risente degli sbalzi di tensioni e la batteria si surriscalda meno con un consumo d’acqua dimezzato.
L’ideale per il caricabatterie sarebbe anche l’utilizzo della sonda termica che è in grado di monitorare la temperatura presente all’interno delle celle. In estate la temperatura dovrebbe essere fermata a 2.5, mentre in inverno a 2.75 (in un ambiente in cui vi siano 10 gradi circa).

La temperatura dell’elettrolito è strettamente legata alla densità e quindi anche alla capacità delle batterie. A basse temperature le prestazioni diminuiscono a causa di una maggiore resistenza dell’elettrolito che ne riduce la sua diffusione. In presenza invece di alte temperature, si ottiene l’effetto opposto.

Per ottimizzare i tempi di ricarica e quindi anche i costi energetici, la tecnologia ad air-system è fondamentale. Durante la carica, le parti pesanti si accumulano sul fondo ed occorre attendere la seconda ebollizione per favorire il rimescolamento dell’elettrolito.
Introducendo invece nelle celle il tubicino dell’aria pompata da un apparecchio apposito, si elimina questa seconda fase.
Sappiamo che la densità dell’elettrolito è determinata dalla quantità di acido solforico presente in un litro di soluzione: questa stabilisce il potenziale delle piastre, determinando, a seconda della viscosità, una maggiore o minore velocità di diffusione. Durante la scarica, l’acido entra nelle piastre e la densità dell’elemento che era di 1,29 kg/lt, scende fino a 1,14 kg/lt quando giunge a toccare una percentuale dell’80%.

Poche e semplici regole, aiutano a mantenere in buono stato le batterie. Da una buona gestione ne deriva sempre migliori durate, affidabilità ed anche prestazioni.

Il controllo della tensione, è bene venga effettuato a cadenza mensile con la batteria carica ed un normale tester digitale, mentre sarebbe opportuno verificare ogni settimana questo parametro a campione fra gli elementi che si trovano in condizioni più critiche.
Anche il controllo della densità è fondamentale. Con il densimetro si può infatti stabilire l’efficienza della batteria. Il rilievo va eseguito periodicamente dopo ogni carica sul campione e ogni due settimane su tutti gli elementi.

Il raddrizzatore dovrebbe anch’esso essere controllato periodicamente insieme al livello dell’elettrolito che dovrebbe ricoprire le piastre. Se non dovesse essere così, occorre ripristinarlo attraverso il rabbocco di acqua distillata, dopo la carica.

Importantissima anche la pulizia delle batterie. In particolare, è bene verificare che la parte superiore sia sempre asciutta poichè l’umido è in grado di provocare dispersione e gli attacchi terminali devono essere protetti con la vasellina. Se i morsetti presentano corrosioni, bisognerà rimuovere tutte le incrostazioni (specialmente su polo positivo).

È abbastanza chiaro come il perfetto funzionamento di ogni singolo componente sia necessario e si fonda armonicamente con gli altri in modo da rappresentare un unico momento energetico duraturo ed efficiente.

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