Il marchio Pieragnoli si racconta. Riccardo Pieragnoli, oggi amministratore in pectore dell'azienda, ci svela i segreti della longevità dell'attività.

Il marchio Riccardo Pieragnoli esiste dal 1972. E quest’anno compie i suoi primi 45 anni.
Dall’anno della sua nascita al 1979, il settore di riferimento era quello dei lubrificanti a cui poi è andata ad aggiungersi anche l’accessoristica tessile e meccanica per automobili, attraverso una società creata ad hoc, la S.A.T.R.A.
Dal 1981, un ulteriore cambio di rotta, sempre con S.A.T.R.A. fino al maggio 1985 quando, uscito dalla società, Pieragnoli concentra la sua attività esclusivamente sui ricambi per carrelli elevatori, con l’altro marchio Pieragnoli Lubrificanti, fino al 1990 quando fonda la Pieragnoli srl.
Riccardo Pieragnoli, oggi amministratore in pectore dell’azienda, ci svela i segreti della longevità dell’attività.

45 anni di vita del marchio. Come si è evoluta la Pieragnoli in quasi mezzo secolo?

Ne è passato di tempo da quando nel 1990 da un piccolo magazzino di 100 metri quadrati ci siamo spostati in altre strutture fino all’attuale, che è sei volte più grande. Lì è iniziata la nostra avventura. Lavoravamo con aziende molto importanti che ci passavano dei clienti, che utilizzavano carrelli elevatori. Lavoravamo bene ed anche parecchio, malgrado il mercato di allora fosse molto diverso da quello odierno. Nei primi anni, abbiamo fatto una scelta di campo, importante. Ci siamo barcamenati nel settore dei vecchi ricambi per non dare noia ai vasi d’acciaio perché sapevamo che noi invece eravamo fatti di ceramica. Ma poi ci siamo evoluti con vendite mirate, abbiamo ampliato la gamma di ricambi, abbiamo iniziato ad usare gli strumenti della nuova tecnologia.
A quel punto siamo diventati una piccola realtà che ottiene le sue soddisfazioni puntando sempre in alto e che si è rialzata dal disastro del 2014, con il cambio dell’assetto societario, oggi non solo vendiamo bene sul mercato ma siamo anche diventati appetibili. Non mancano le offerte di chi vorrebbe rilevare l’azienda: un segno chiaro del fatto che la Pieragnoli Srl oggi mostri tutta la sua solidità. Anche dopo 45 anni.

Quando si parla di Pieragnoli non si può non parlare di esperienza.

Abbiamo puntato tutte le nostre forze sull’esperienza. La persona che oggi ha meno esperienza, meno formazione in azienda, ha sulle spalle almeno 10 anni con noi. Non ci è mai mancata la possibilità di avere un personale altamente qualificato, anzi. Il nostro punto forte è proprio questo: i nostri addetti alle vendite hanno chi oltre 25 anni di esperienza, chi 13, 18, 30. Non è necessario dimostrare con altri numeri quanto siamo in grado di dire sulla ricambistica per carrelli elevatori e affini.

Come è cambiata l’azienda e come è cambiato il mercato di riferimento?

Prima si poteva programmare meglio, si poteva andare sul mercato con prezzi e prodotti abbastanza competitivi. Oggi tutto è cambiato, tutto si è velocizzato, globalizzato. Si parte dal presupposto che oggi dall’estero, da Inghilterra, Germania, Belgio, Olanda, ordini il materiale alle 5 della sera e la mattina alle 9 ce l’hai. L’azienda ha dovuto adeguarsi a questa sfida e mostrarsi pronta ad assecondare ogni esigenza dei suoi clienti. Abbiamo abbattuto qualche piccola procedura meno snella e flessibile e oggi, sulla tempestività, possiamo dire di essere fortemente competitivi. La gestione delle richieste che ci arrivano viene evasa in tempo reale: non viene mai lasciato nulla al caso. Perché un cliente che aspetta è un cliente perso, oltre che “maltrattato” ed in Pieragnoli l’attenzione e la cura all’assistenza è fondamentale.
Malgrado ciò, il mercato è cambiato moltissimo, soprattutto con l’avvento dei cinesi che riescono a produrre a costi bassi. E non è nemmeno più una questione di qualità. Solo per fare un esempio, l’accessoristica: quella di derivazione cinese ormai ha una qualità discreta. Ricordo ancora come tra i primi lampeggianti cinesi ne saltasse uno ogni tre; oggi invece un lampeggiante è resistente, che si rompa così presto è un fatto sporadico. Noi oggi riusciamo a mantenere la qualità a prezzi abbastanza accattivanti ma rispetto al passato il mercato è cambiato molto.
Da 15/20 anni a questa parte ha sempre funzionato che ogni volta che il venditore dei ricambi trovava un pezzo in Cina lo ricaricava del 50-70% pensando di fare un affare, mentre stava rovinando il mercato. Io ricordo che 20 anni fa compravamo i lampeggianti e li vendevamo a 70/80.000 lire, il che voleva dire 35/40 euro di oggi. Adesso un lampeggiante, se va bene viene venduto a 15 euro. Meno della metà. Questo solo per fare un esempio.
Trent’anni fa, rifacevamo fare le sedute dai tappezzieri auto. Oggi una seduta costa talmente poco che non conviene nemmeno rifarla. Con pochi euro si possono trovare in Cina sedili completi.
Il mercato è cambiato anche in questa direzione. La verità è che abbiamo levato manodopera anche ai piccoli artigiani, alle piccole industrie italiane che producevano, molte delle quali oggi non esistono più. La delocalizzazione oggi è un problema. Ma trovare prodotti italiani è una chimera. E gli unici che li fanno, hanno prezzi davvero inavvicinabili. È una lotta continua anche con i grandi marchi.

Come si riesce oggi a sopravvivere in questa giungla?

Nel nostro caso, si cerca di far capire al cliente che acquistare prodotti originali garantisce risparmi a lungo termine. Si sopravvive facendo servizio, risposte rapide, qualità medio-alta dei prodotti, materiali originali, stock di magazzino e personale qualificato.
Rispetto a 45 anni fa, molti sistemi sono cambiati e chi non si è adeguato ha difficoltà enormi. Aggiornarsi è alla base del successo ai giorni nostri. C’è chi non è pronto ai cambiamenti, ma deve cambiare. In questo credo che la vecchia scuola si sia evoluta e aggiornata: oggi i pc li usiamo anche noi, non più giovanissimi. È chiaro che difficilmente avremo la stessa dimestichezza dei nativi digitali, ma gli effetti di questi strumenti sull’azienda si notano eccome.

Che differenze trova tra la vecchia guardia e le nuove leve?

I giovani sono molto più evoluti sugli strumenti, però se si parla di esperienze, vengono ancora a chiedere a noi. Lo vedo anche io tutti i giorni nella nostra azienda.
Il nostro è un ambiente molto ambizioso. E talvolta l’ambizione porta con se anche qualche sensazione non troppo positiva. È in casi come questo che esce fuori l’eleganza della vecchia guardia, in grado di rispondere alle impellenze e le più diverse situazioni con un savoir-faire antico, in grado di mitigare qualsiasi malumore.

45 anni di un marchio, ma anche più di 30 con i collaboratori di sempre. Possiamo dire che Pieragnoli è come una famiglia?

Pieragnoli è molto di più di una famiglia in particolar modo dal primo settembre 2014 quando è cambiato l’assetto societario, con l’uscita di vecchi soci e con l’avvento di nuovi provenienti dal settore commerciale dell’azienda stessa. È una comune aziendale. Scherzi a parte, qui ora in azienda si entra col sorriso. È la nostra più rara caratteristica. Forse anche la più invidiata.
Non abbiamo tempi rigidi, abbiamo una gestione flessibile. Perché credo sia fondamentale produrre ma anche prendersi il proprio spazio per scaricare, per rilassarsi.
Abbiamo sempre pensato che essere rigidi non assecondasse le potenzialità di ognuno. Invece, non trovo sia veritiero. A qualcuno in passato è sembrato strano questo tipo di gestione, addirittura alcune Cassandre ci avevano dati per deceduti entro 6 mesi dal lato commerciale e per fortuna queste nere previsioni si sono dimostrate errate. Il fatto che in soli 3 anni i fatturati sono quasi raddoppiati, dimostra chiaramente che ora c’è più produttività, armonia e soprattutto serenità.
Come in famiglia, insomma. E la Pieragnoli deve rimanere tale. Anche se un domani dovesse diventare qualcosa di diverso e se Riccardo Pieragnoli uscirà di scena per godersi una meritata pensione! Espandendosi ad esempio, dovrà conservare sempre il suo istinto familiare, di rispetto, comprensione, soluzione dei problemi, per tutte le componenti aziendali, sia interne che esterne.